Nell'VIII secolo l'Europa si trovava in pieno medioevo e l'Islam al massimo della sua potenza politica. Nel frattempo in Cina si era creato un impero che per potenza, ricchezza e stabilità poteva essere paragonato a quello di Roma al tempo del suo massimo apogeo.
Questo vasto impero nacque in seguito al disfacimento e alla disgregazione politica avuta con la caduta della dinastia Han nel 220 d.C. nell'indifeso nord vi furono le crudeli invasioni di popolazioni nomade quali gli Unni ed i Turchi e, inseguito, gli Avari, i cui arcieri a cavallo ebbero facile ragione sui meno agili cinesi. Questi, però, finirono con il mischiarsi con i cinesi, con il contrarre matrimoni con le potenti famiglie locali e con l'adottare i medesimi metodi amministrativi. Da queste neo-unioni emerse una potente famiglia, quella dei Sui. Questa riuscì a riunire con il sangue tutta la Cina (581-589 d.C.), comprese le regioni meridionali, che non interessate dalle invasioni del nord, si erano arricchiti con lo sviluppo agricolo, con le industrie e con il commercio sul mare.
I Sui per proteggere il vasto impero fecero riparare la “Grande Muraglia” e fecero costruire un canale navigabile sul quale venivano trasportati i viveri dal sud sino al nord, in maniera tale che gli eserciti di guardia al settentrione non mancassero le difese. L'enorme costo di questi lavori (basta pensare che alla costruzione del canale vennero impiegati 3.000.000. di persone) il lavoro forzato, le costose e cruenti guerre contro le tribù turche a nord-ovest e contro quelle della Corea a nord-est fecero scoppiare una serie di rivolte che portarono al crollo dei Sui e alla nascita della dinastia dei T'ang (618-907 d.C.).
I T'Ang furono decisi e risoluti nel rinforzare il governo centrale. A tal fine, distrussero le forze delle famiglie più potenti con un ingegnoso sistema di esami indispensabili per giungere a posti importanti nel governo. Questo sistema, unito agli altri istituti dei T'Ang per la difesa del territorio, per l'esazione delle imposte, per l'amministrazione della giustizia e così via, si rivelarono di una tale efficienza da sopravvivere per altri 1200 anni dopo la fine della dinastia dei T'Ang e da essere imitate dalla Corea, dal Giappone e da altre nazioni orientali. Nell'VIII secolo l'Impero Cinese era il più vasto del mondo e la sua influenza andava dal Tibet all'Asia centrale alla Corea. Sotto l'imperatore Hsuan – Tsung (712 – 756 d.C.) la ricchezza economica e politica giunse al culmine. La capitale, Ch'angan aveva quasi un milione di abitanti e sebbene il settentrione fosse stato piegato dagli infiniti attacchi dei nomadi, il meridione prosperava grazie anche agli immigrati del nord, che avevano prosciugato paludi, coltivato riso, banane e canne da zucchero e popolato i centri urbani lungo il fiume Yangze.
Con la maggiore prosperità aumentò l'utilizzo delle nuove invenzioni e delle nuove tecniche come la stesura di carte geografiche, la coltivazione del tè, le carriole, i mulini ad acqua, l'orologeria, la polvere da sparo, l'uso del carbone e la stampa di libri mediante cliches.
La stabilità politica, unita al fiorire dell'industria e dell'agricoltura incrementò il commercio con l'estero e verso il 900 d.C. le giunche cinesi trasportavano lana, seta e porcellana nell'Asia sud-orientale, in Giappone, in Corea, in India e nel Golfo persico e riportavano in patria spezie, legni e metalli preziosi e medicine.
Lungo le vie commerciali ebbe luogo un fervido scambio culturale dato dall'incontro coi monaci buddisti, coi monasteri manichei e zoroastriani e coi Cristiani nestoriani. Tra tutti i credo religiosi quello che ebbe maggiore diffusione in Cina fu il Buddismo, che tra il 200 e il 900 d.C. diede all'arte e alle scienze cinesi l'impronta delle sue origini indiane. Alla stessa maniera penetrò l'astronomia e la matematica indiana. Il periodo degli imperatori T'Ang fu un periodo di grande splendore per tutte le arti, da quelle figurative e plastiche alla letteratura.
Tuttavia, quando ancora la dinastia T'ang era al massimo del suo splendore, si iniziarono ad avvertire i primi sintomi del crollo: nel 751 gli eserciti islamici cacciarono i Cinesi del Turkestan e dell'Asia centrale, mentre i Tibetani e le tribù nomadi premevano i confini occidentali e settentrionali della Cina.
Ciò favorì delle ribellioni interne, come quella organizzata da un governatore provinciale della Cina nord-orientale, che sollevò il proprio esercito di 600.000 persone contro l'imperatore. Indebolito dalle invasioni e dalle lotte intestine, il governo centrale cadde nel 907 d.C., quando un capo ribelle rovesciò il governo dei T'ang, dando vita ad una suddivisione in molteplici stati.
Nessun commento:
Posta un commento