Intorno al 1000 d.C. il 90% della popolazione era dedito all'agricoltura. Ciò perché essa veniva praticata in maniera rudimentale: la produzione era scarsa, mancavano gli strumenti e le tecniche progredite. I contadini producevano il minimo indispensabile per se stessi e per il proprio signore. L'artigianato era minimo, così come il commercio.
Nell'Europa medievale abbiamo, pertanto, dei territori del tutto autosufficienti: da di fuori veniva importato solo lo stretto necessario, ossia ferro, sale e generi di lusso per il Signore. Conseguentemente il denaro era quasi del tutto assente e le strade lasciate in rovina perché poco trafficate.
Questo sistema economico presentava dei forti svantaggi, come quello di non riuscire a sfamare la popolazione di un feudo in caso di cattivo raccolto. Ogni feudo aveva al potere un signore. Il feudo era costituito da terre fertile coltivata, da foreste e da una parte incolta della “terra comune”. Il feudatario ed i contadini utilizzavano tutti e tre i terreni. In pratica, si coltivava la terra fertile, si faceva pascolare il bestiame in quella incolta e si praticava la caccia di cervi e cinghiali selvatici nelle foreste.
Il signore divideva spesso la terra in tre “campi aperti”. Venivano chiamati così perché venivano recintati solo quando le messi erano in maturazione. Annualmente venivano coltivati due delle tre zone. L'altro campo veniva lasciato incolto. I prodotti più ricercati erano frumento, avena, segale, orzo e piselli. Un terzo del terreno veniva fatto riposare per fertilizzarlo. Cosa questa necessari perché si sconosceva l'uso di fertilizzanti chimici. Spesso il signore teneva per sé metà di questi terreni e il restante lo concedeva ai suoi vassalli e ai suoi contadini.
I poderi dei signori erano divisi in appezzamenti di 20X200 metri. Essi, in Piemonte, venivano chiamati “giornate”, dato che un paio di buoi impiegavano una giornata per ararli. I pesanti aratri di ferro venivano trainati da buoi e cavalli. Le uniche innovazioni tecnologiche furono i ferri da cavallo ed i finimenti. Quest'ultimi liberavano il cavallo dal giogo soffocante e ne quintuplicavano l'efficienza.
I contadini si distinguevano in fittavolo e colone. Il primo aveva in gestione terra sufficiente per sfamare se stesso e la sua famiglia. In cambio dell'usufrutto della terra, egli doveva al suo padrone due tipi di lavoro: lavoro settimanale e lavoro a richiesta. Il lavoro settimanale comprendeva due o tre giorni di lavoro nelle terre del signore, quello a richiesta, invece, veniva effettuato durante i periodi di maggiore necessità. Per esempio, durante il raccolto. In tal caso, un contadino poteva anche lavorare 5 giorni alla settimana per il proprio padrone. I coloni teoricamente avevano meno lavoro rispetto ai fittavoli. In realtà, invece, lavoravano anche di più perché i loro terreni, essendo troppo piccoli, non soddisfavano le esigenze della famiglia e ciò li costringeva ad effettuare del lavoro extra per il proprio padrone. I servigi venivano chiamati corvees. Oltre ai servigi erano obbligati a dare anche uova e pollame, soprattutto a Natale e a Pasqua.
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