Dalla fine del XV secolo sino a quasi la fine del XVIII secolo l'Europa vide il sorgere di nazioni, che vennero unificate da monarchi che chiedevano ai sudditi completa obbedienza. Questi regnanti iniziarono ad assoggettare i piccoli principati, le baronie e le città ribelli. Nel medioevo i re erano stati sfidati dai grandi feudatari, che ne minarono il potere e, a volte, finirono per spodestarli. Già nel XVII secolo le cose erano profondamente cambiate e i governanti avevano concentrato il potere nelle proprie mani. A tal fine avevano utilizzato gli eserciti, i matrimoni dinastici ed una sagace diplomazia. A tal punto, i regnanti si combatterono l'uno contro l'altro per la supremazia sia nel commercio che sui territori appena conquistati.
Lo sviluppo del commercio aveva fatto sì che in Europa si rafforzassero le corporazioni e le classi dei mercanti. Questi acquisirono una tale ricchezza da riuscire a prestare con interesse del denaro ai monarchi. Essi erano sempre in dissesto economico per le continue guerre e, d'altra parte, cercarono di togliere alla nobiltà, ai borghesi e alle corporazioni ogni influenza di governo. I sovrani, inoltre, erano di fatto i padroni della chiesa entro i confini del loro regno, e solo per scopi meramente politici si erano alleati al Cattolicesimo. La grandezza dei re era dimostrata dal loro successo in guerra, dalle capacità di annientare gli oppositori politici e religiosi e dalla magnificenza delle loro corti. In Inghilterra e nei Paesi Bassi il potere dei regnanti, invece, era diminuito in questi tre secoli.
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