Il nome di Umanesimo e di Rinascimento indica una corrente culturale che ebbe un primo sviluppo nelle classi colte dell'Italia settentrionale del XIV secolo. Esso si diffuse nel XV secolo nella parte restante dell'Europa e significò molto di più di un mero sviluppo delle “arti”. Infatti, nella parola rinascimento è implicita una valutazione negativa del medioevo, visto come un periodo di crisi e di stasi. In realtà, non è così. Basta pensare che lo stile naturalistico della pittura rinascimentale ebbe come iniziatore Giotto (1266-1377). un aspetto del rinascimento del XIV-XV secolo è l'interesse verso il pensiero, la letteratura, la scultura e l'architettura greca e romana. Ciò significò la ripresa di idee e stili architettonici classici, che vennero rielaborati da sembrare del tutto nuovi. Sebbene vi fosse la ripresa degli archi di stile romano, e sebbene i romani stessi avessero copiato i Greci, il risultato finale fu espressione originale di un'epoca nuova.
I rimi intellettuali della nuova epoca, come Francesco Petrarca (1304-1374), scoprirono nei classici greci e latini un modo di vivere la vita in cui l'uomo ha una propria dignità. Iniziarono, quindi, le ricerche in tutta l'Europa occidentale al fine di reperire quei manoscritti che da lungo tempo erano andati perduti. Nel 1453, inoltre, entrarono in Europa una serie di scritti greci portati da coloro che fuggivano dagli attacchi dei Turchi all'impero di Bisanzio. Questi nuovi letterati presero il nome di Umanisti per il grande valore che attribuirono all'humanitas. Questo termine latino era utilizzato da Cicerone per indicare quella cultura che si esprime nelle belle lettere.
Gli umanisti cercarono di ricondurre le opere classiche alla loro forza originaria, e a tal fine iniziarono a perfezionare lo studio del latino e del greco classico. L'opera di ristrutturazione dei testi originali non fu certamente facile. Gli amanuensi, infatti, spesso avevano copiato i codici in maniera superficiale e con errori. Si cercò, quindi, di reperire le fonti originali. La rinascita culturale, la riscoperta dei classici e lo studio di essi fece sorgere una nuova consapevolezza all'uomo, che elaborò lo spirito critico in tutti i campi di ricerca, anche in quello religioso.
Il rinascimento si lega ad un nuovo assetto sociale e a quest'ultimo deve il suo sviluppo. La vita ora si concentrava nelle città e molte signorie governavano nell'Italia settentrionale, così come avveniva in tutta Europa con la crescita d'importanza dei centri urbani. Queste “citta-stato” crearono un sapere che non era più vincolato al religioso e che si affermava come prettamente laico.
Gli uomini avevano perso fiducia e rispetto verso una Chiesa che troppe volte si era rivelata corrotta e le nuove scoperte geografiche avevano aperto nuovi orizzonti che davano fiducia alle capacità razionali dell'uomo. L'uomo avvertì meno il bisogno del sostegno morale della Chiesa, che perse lentamente la sua influenza sull'intelletto dell'uomo. Tutti questi cambiamenti portarono ad un nuovo interesse per le opere classiche e il credo nell'uomo come colui che è al centro dell'universo. In politica si sviluppa un pensiero realistico, a tratti cinico. Me è massima espressione “Il Principe” di Niccolò Machiavelli (1469-1527), che afferma l'idea che la politica ha ben poco da vedere e a che fare con la morale. Scrive Machiavvelli che “un principe che vuol mantenere la sua posizione deve agire male quando è necessario”. Le sue teorie furono così dure e realistiche da portare anche Federico II di Prussia, suo estimatore, a scrivere un libro per attaccarle.
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