George
Berkeley (1685-1753) nel 1709 pubblica il Saggio
su nuova teoria della visione,
nel 1710 il Trattato
sui principi della conoscenza umana
e il Dialoghi
tra Hylas e Filonous.
Nel 1721 scrive il De
Motu
e nel 1732 l’Alcifrone,
quindi la Siris
e, infine, gli appunti giovanili dal titolo Commonplace
Book.
Il
Trattato
sui principi della conoscenza umana
sorge con lo scopo di
combattere l’irreligiosità e l’ateismo. A
tal fine Berkeley abbatte la
credenza nell’esistenza di una sostanza materiale. Da ciò nasce la
sua filosofia che nega l’esistenza di un qualcosa di opposto e
estraneo allo spirito e da esso indipendente. Berkeley afferma che
tutta la nostra conoscenza è data da idee. Tali idee si formano
grazie alla percezione sensibile e alla elaborazione delle facoltà
interne. Facoltà
interne
formate dalla
memoria e dall’immaginazione.
In seguito alla percezione di varie idee (per esempio rami, radici,
tronco, frutti) noi diamo un nome all’oggetto designato, per
esempio albero. Gli oggetti non sono altro che idee o collezioni di
idee percepite da uno spirito o mente. Appare quindi evidente che
così come le idee esistono in quanto sono nella nostra mente, cioè
in quanto sono percepiti, allo stesso modo gli oggetti esistono in
quanto sono percepiti. Pertanto le idee esistono solo in noi, nella
nostra mente o spirito, e non fuori di essa: la mente non può uscire
dalle proprie percezioni, tutto ciò che conosciamo, lo
conosciamo come idea. Non si può pertanto, parlare di una realtà
indipendente dallo spirito, in quanto la realtà è sempre recepita
come idea. L’esistenza del reale nasce da un arbitrario passaggio
dall’idea di un oggetto all’affermazione della sua esistenza
fuori di noi. Per Berkeley non si può nemmeno operare una
distinzione tra qualità primarie e qualità secondarie, nel senso
che le qualità primarie (movimento ed estensione) non sono, come si
pretendeva, realtà oggettive, ma sono come le qualità secondarie
(colori, sapori, odori ecc.) frutto della percezione sensibili e idee
nella mente come tutte le altre. Nel Saggio
su di una nuova teoria della visione
Berkeley rifiuta anche il concetto newtoniano di spazio assoluto,
indipendente cioè dai suoi attributi. La critica alle qualità
primarie e l’annullamento della distinzione con le secondarie porta
Berkeley a sostenere che gli oggetti esistono in quanto percepiti e
conosciuti dalla mente; pertanto, la sostanza materiale come un
qualcosa di oggettivo e indipendente dall’idea presente nel
soggetto non esiste. Questo è quello che si è detto immaterialismo
berkeliano.
Inoltre, Berkeley nega gli universali, in quanto noi abbiamo sempre
idee di cose particolari, anche se poi facciamo un uso generale di
quelle idee e del loro nome. Negata la materia non rimane altra
sostanza che lo spirito. Ogni spirito è un essere semplice,
indiviso, attivo, soggetto alle percezioni e viene chiamato
intelletto in quanto percepisce le idee, volontà in quanto opera su
di esse. Ciò, tuttavia, non significa cadere nel soggettivismo in
quanto molti soggetti percepiscono gli stessi oggetti o idee e in
questo loro percepire essi non sono attivi. Questa passività, per
cui se apro gli occhi ed è giorno vedo necessariamente la luce, non
ci autorizza comunque ad ammettere l’esistenza degli oggetti
materiali fuori dall’essere in quanto la mente non esce mai fuori
di sé.
Inoltre, la materia è per definizione inerte. La presenza delle idee
in noi non ha dunque la causa adeguata nella materia, ma in un altro
spirito, cioè in un principio attivo, capace di creare le idee e
imprimerle in noi. Dio quindi, Principe
Sovrano,
crea le idee e le imprime in noi, non con capriccio, ma con
regolarità e connessione. Questa regolarità è la legge di natura.
Quindi la scienza è sempre possibile, anzi è ancora più valida di
quella materiale, una volta infatti liberateci da essa, la scienza
diviene descrizione della successione delle idee secondo la
regolarità voluta da Dio, quasi il ritrovamento della grammatica e
della sintassi del linguaggio divino.
Ciao. Ho letto questo tuo articolo proprio oggi, giorno in cui ricorre l'anniversario di Berkeley. Ho postato il tuo articolo sul mio blog. Piacere, comunque, di fare le tue conoscenze.
RispondiEliminaPiacere mio.
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