La cultura greca, sia sul continente che nelle colonie,
si sviluppò in centinaia di città-stato. Ognuno di essa aveva un
proprio governo indipendente.
All'origine della
città greca si aveva l'acropoli
o “città alta”. Con il trascorrere del tempo l'acropoli divenne
un luogo di rifugio dagli attacchi dei governanti rivali per i
contadini delle terre limitrofe e circostanti.
Il popolo si recava al
tempio per partecipare alle cerimonie religiose e per barattare i
loro prodotti con utensili in metallo e con ceramiche prodotte dagli
artigiani della città o con pesce e merci straniere vendute da
pescatori e mercanti.
Ogni città era divisa dai popoli confinanti del mare o
dalle montagne. Ciò ne favorì uno sviluppo autonomo e compatto, che
ebbe realizzazione politica nelle città-stato.
Atene, uno dei centri
urbani più importanti, non ebbe mai una popolazione superiore alle
250.000 unità. In tale calcolo rientrano gli abitanti del territorio
circostante dell'Attica. Sparta,
situata nel Peloponneso, era la città-stato più estesa. Nonostante
ciò la sua superficie potrebbe sembrarci irrisoria.
Tra l'800 e il 400
a.C. assistiamo a dei bruschi e drammatici cambiamenti. Nell'800 a.C.
la maggior parte delle città-stato erano governate da ricchi
proprietari terrieri. Essi, per la maggior parte, discendevano dai
Dori.
I rapporti tra questi ed i contadini erano molto tesi. Ciò per
almeno tre motivi:
- i feudatari avevano privato i contadini delle loro terre;
- non permettevano ai contadini di avere un loro rappresentante al potere;
- avevano il pieno controllo della giustizia, che amministravano a proprio piacere, inclusa la pena di morte.
Questa situazione divenne insostenibile per gli
agricoltori, decisi a rovesciare il governo appena se ne fosse
presentata l'occasione. La parte più consistente dei rivoltosi era
costituita proprio da quei gruppi che erano stati assoldati dagli
aristocratici per combattere contro le città rivali.
Ogni soldato aveva il
compito di provvedere da sè all'equipaggiamento: i ricchi
aristocratici combattevano a cavallo, potendoselo permettere. I
contadini, invece, andavano a costituire la fanteria degli opliti,
ossia dei “portatori di armi”. Essi, non potendosi permettere un
cavallo, combattevano a piedi. La loro armatura consisteva in un
elmo, una corazza, i gambali, lo scudo di bronzo, la lancia e la
spada. In battaglia si disponevano in file, in maniera tale che lo
scudo di ciascuno proteggesse la parte destra di colui che si trovava
alla sua sinistra.
Questi erano comandati da aristocratici ambiziosi, che,
approfittando del malcontento, rovesciarono i governanti e si fecero
eleggere loro stessi come amministratori.
In tal modo, le città
ebbero nuovi e potenti condottieri; è il caso di Cypselo
e il figlio Periandro,
governatori di Corinto
(650-580 a.C.), Tegene
di
Megara
(640 a.C) Trasibulo
di
Mileto
(600 a.C),
Pisistrato di Atene
(561 a.C.). Questi nuovi regnanti presero il nome di tiranni,
ossia di “signori” e, in un primo momento, migliorarono il
livello di benessere del popolo, che videro utilizzare il denaro
delle tasse per il bene pubblico e per abbellire le città da loro
governate.
Con il trascorrere
degli anni il potere dei tiranni prese una piega ben diversa,
divenendo crudele, spietato ed odiato. Ciò fece sì che il termine
acquisisse il significato attuale.
I motivi del
malcontento furono molteplici: i tiranni, per evitare che gli antichi
aristocratici potessero insediarsi nuovamente al potere, utilizzarono
metodi feroci e crudeli, che si ripercuotevano anche sugli altri
cittadini. Il risentimento divenne odio quando uno di essi volle
ereditare il potere del padre, invece di lasciare che il popolo
eleggesse il nuovo signore. I tiranni, capendo la gravità della
situazione, cercarono ed ottennero alleanze con i tiranni delle altre
città-stato. Ciò, però, non risolse il loro problema. Anzi, i
contadini esasperati iniziarono a sollevarsi al fine di avere
governanti non perché nobili, ma perché dotati di un'attitudine al
governo.
La Grecia del VI
secolo a.C. si ribellò tutta ed i contadini scacciarono i loro
tiranni. Le rivoluzioni ebbero dinamiche e risultati diversi. In
Atene
si sviluppò una democrazia; in Corinto
un'oligarchia delle famiglie più facoltose; in Argo
vi furono nel corso del V secolo a.C. più rivoluzioni con il
risultato di un susseguirsi di democrazie e di oligarchie. L'unica
città a non avere vissuto alcuna insurrezione fu Sparta.
Essa, infatti, verso la metà del V secolo a.C. era organizzata in
una democrazia da almeno 200 anni. Questo tipo di governo democratico
interessava solo i Dori,
ossia i discendenti degli antichi conquistatori. Fu un governo
stabile che si avvalse di un altrettanto ben addestrato esercito,
costituito sempre da Dori.
Essi, pur essendo una minoranza, riuscirono a tenere in pugno il
resto della popolazione. Al di là di Sparta,
tutta la Grecia tra l'VIII e il IV secolo a.C. visse profondi
rivolgimenti e cambiamenti che portarono ad un unico risultato: leggi
scritte garanti di determinati diritti per i cittadini.
Nessun commento:
Posta un commento