mercoledì 27 novembre 2013

Le polis greche


La cultura greca, sia sul continente che nelle colonie, si sviluppò in centinaia di città-stato. Ognuno di essa aveva un proprio governo indipendente.

All'origine della città greca si aveva l'acropoli o “città alta”. Con il trascorrere del tempo l'acropoli divenne un luogo di rifugio dagli attacchi dei governanti rivali per i contadini delle terre limitrofe e circostanti.

Il popolo si recava al tempio per partecipare alle cerimonie religiose e per barattare i loro prodotti con utensili in metallo e con ceramiche prodotte dagli artigiani della città o con pesce e merci straniere vendute da pescatori e mercanti.

Ogni città era divisa dai popoli confinanti del mare o dalle montagne. Ciò ne favorì uno sviluppo autonomo e compatto, che ebbe realizzazione politica nelle città-stato.

Atene, uno dei centri urbani più importanti, non ebbe mai una popolazione superiore alle 250.000 unità. In tale calcolo rientrano gli abitanti del territorio circostante dell'Attica. Sparta, situata nel Peloponneso, era la città-stato più estesa. Nonostante ciò la sua superficie potrebbe sembrarci irrisoria.

Tra l'800 e il 400 a.C. assistiamo a dei bruschi e drammatici cambiamenti. Nell'800 a.C. la maggior parte delle città-stato erano governate da ricchi proprietari terrieri. Essi, per la maggior parte, discendevano dai Dori. I rapporti tra questi ed i contadini erano molto tesi. Ciò per almeno tre motivi:

  1. i feudatari avevano privato i contadini delle loro terre;
  2. non permettevano ai contadini di avere un loro rappresentante al potere;
  3. avevano il pieno controllo della giustizia, che amministravano a proprio piacere, inclusa la pena di morte.

Questa situazione divenne insostenibile per gli agricoltori, decisi a rovesciare il governo appena se ne fosse presentata l'occasione. La parte più consistente dei rivoltosi era costituita proprio da quei gruppi che erano stati assoldati dagli aristocratici per combattere contro le città rivali.

Ogni soldato aveva il compito di provvedere da sè all'equipaggiamento: i ricchi aristocratici combattevano a cavallo, potendoselo permettere. I contadini, invece, andavano a costituire la fanteria degli opliti, ossia dei “portatori di armi”. Essi, non potendosi permettere un cavallo, combattevano a piedi. La loro armatura consisteva in un elmo, una corazza, i gambali, lo scudo di bronzo, la lancia e la spada. In battaglia si disponevano in file, in maniera tale che lo scudo di ciascuno proteggesse la parte destra di colui che si trovava alla sua sinistra.

Questi erano comandati da aristocratici ambiziosi, che, approfittando del malcontento, rovesciarono i governanti e si fecero eleggere loro stessi come amministratori.

In tal modo, le città ebbero nuovi e potenti condottieri; è il caso di Cypselo e il figlio Periandro, governatori di Corinto (650-580 a.C.), Tegene di Megara (640 a.C) Trasibulo di Mileto (600 a.C), Pisistrato di Atene (561 a.C.). Questi nuovi regnanti presero il nome di tiranni, ossia di “signori” e, in un primo momento, migliorarono il livello di benessere del popolo, che videro utilizzare il denaro delle tasse per il bene pubblico e per abbellire le città da loro governate.

Con il trascorrere degli anni il potere dei tiranni prese una piega ben diversa, divenendo crudele, spietato ed odiato. Ciò fece sì che il termine acquisisse il significato attuale.

I motivi del malcontento furono molteplici: i tiranni, per evitare che gli antichi aristocratici potessero insediarsi nuovamente al potere, utilizzarono metodi feroci e crudeli, che si ripercuotevano anche sugli altri cittadini. Il risentimento divenne odio quando uno di essi volle ereditare il potere del padre, invece di lasciare che il popolo eleggesse il nuovo signore. I tiranni, capendo la gravità della situazione, cercarono ed ottennero alleanze con i tiranni delle altre città-stato. Ciò, però, non risolse il loro problema. Anzi, i contadini esasperati iniziarono a sollevarsi al fine di avere governanti non perché nobili, ma perché dotati di un'attitudine al governo.

La Grecia del VI secolo a.C. si ribellò tutta ed i contadini scacciarono i loro tiranni. Le rivoluzioni ebbero dinamiche e risultati diversi. In Atene si sviluppò una democrazia; in Corinto un'oligarchia delle famiglie più facoltose; in Argo vi furono nel corso del V secolo a.C. più rivoluzioni con il risultato di un susseguirsi di democrazie e di oligarchie. L'unica città a non avere vissuto alcuna insurrezione fu Sparta. Essa, infatti, verso la metà del V secolo a.C. era organizzata in una democrazia da almeno 200 anni. Questo tipo di governo democratico interessava solo i Dori, ossia i discendenti degli antichi conquistatori. Fu un governo stabile che si avvalse di un altrettanto ben addestrato esercito, costituito sempre da Dori. Essi, pur essendo una minoranza, riuscirono a tenere in pugno il resto della popolazione. Al di là di Sparta, tutta la Grecia tra l'VIII e il IV secolo a.C. visse profondi rivolgimenti e cambiamenti che portarono ad un unico risultato: leggi scritte garanti di determinati diritti per i cittadini.

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