Le conquiste greche in campo scientifico ed umanistico
furono di una tale importanza che il mondo contemporaneo non sarebbe
così com'è se loro non fossero esistiti. Ciò desta ancora di più
meraviglia se si pensa che furono ben pochi in confronto ai milioni
di persone che hanno costituito imperi nell'antichità. I Greci
furono i fondatori del pensiero scientifico, della medicina, della
matematica, dell'arte drammatica, della storia, della poesia lirica e
della filosofia. Ciò fu possibile perché essi non furono
soverchiati da governanti crudeli e non furono fatti schiavi da altre
nazioni. Ciò li mise nella condizione di essere liberi di ricercare
e di utilizzare la ragione per indagare le cose della natura.
L'organizzazione del sapere unita ad un amore sincero per la
conoscenza li portò a compiere delle scoperte mirabili.
Talete di Mileto
(640-546 a.C. circa) affermò che ogni cosa della natura ha come
principio un'unica sostanza, l'acqua. Nel 400 a.C. Democrito
offrì una spiegazione meccanicistica e materialistica della realtà:
tutto l'universo era composto da milioni di piccolissimi atomi,
fatti dalla medesima sostanza, ma combinati tra loro in maniera
diversa in modo tale da formare cose differenti.
I massimi pensatori
del mondo greco furono tre: Socrate
(470.399 a.C. circa), il discepolo Platone
(427-347 a.C) e il discepolo di Platone,
Aristotele
(384-322 a.C.). essi inventarono il ragionamento logico ed
effettuarono ricerche che vertevano su più campi.
La matematica con i
Greci assunse un significato del tutto nuovo. Già secoli prima gli
Egiziani
ed i Babilonesi
si erano serviti della matematica per costruire piramidi e per
misurare campi. La matematica ebbe, però, una mera applicazione
pratica. Con i Greci, invece, essa stessa diventa un modo di pensare.
Tre sono i matematici
che si distinsero su tutti: Pitagora
(VI secolo a.C.), Euclide
(300 a.C. circa) ed Archimede
(287-212 a.C.). Essi ricercarono i fondamenti, i principi primi
dell'aritmetica e della geometria. Gli Elementi
di Euclide fu un testo di così tanta importanza da essere stato per
2000 anni l'opera fondamentale di geometria. La matematica, quindi,
venne liberata da applicazioni pratiche e divenne un metodo da
applicare all'esperienza per la ricerca e la risoluzione di problemi.
L'applicazione del
metodo matematico permise ad Archimede
di inventare le vite senza fine, che serviva per sollevare l'acqua; e
di scoprire il sistema per trovare il peso specifico dei metalli
(ossia il rapporto tra il loro peso e quello di un eguale volume
d'acqua). Eratostene
(III secolo a.C.) utilizzò le proprie conoscenze geometriche ed
astronomiche per determinare le misure della terra, concepita da lui
e dai Greci in genere di forma sferica. Il medico Ippocrate
(460-377 a.C.) mise da parte la magia e cercò di curare le malattie
tramite un metodo basato sull'osservazione del sintomo e sull'analisi
della malattia.
I Greci elaborarono un'arte che ha alla base la
creazione del concetto di bello così come ancora oggi noi lo
intendiamo. Bello è, infatti, ciò che è armonico e proporzionale.
Anche l'arte, pertanto, era legata alla matematica e l'opera doveva
sottostare a delle precise norme di proporzione. La scultura si andò
sempre più ad allontanarsi dalla rigidità delle forme egizie e
prese delle connotazioni realistiche. Molteplici erano le figure
rappresentate: eroi, soldati, nobili, governanti, ma anche divinità.
Queste ultime venivano concepite di forma umana.
I Greci, oltre ad
eccellere nella scultura, inventarono arti nuove: la poesia lirica,
che raggiunse il massimo sviluppo nel VII secolo a.C.; la storia con
Tucidite
ed Erotodo
(V secolo a.C.) e l'arte drammatica. Tre furono i grandi autori
drammatici: Eschilo
(525-456 a.C.), Sofocle
(496-406 a.C.) ed Euripide
(480-406 a.C.).Essi ebbero la capacità di trasformare le antiche
processioni religiose in opere drammatiche con parti interpretate da
personaggi ben distinti. I critici di oggi classificano tali opere
come quelle tragedie migliori.
I Greci, però, non
utilizzarono la loro intelligenza per l'invenzione di macchine ed
utensili che risparmiassero loro fatica. Ciò per vari motivi.
In primis
non si aveva bisogno di una tecnologia che limitasse il dispendio di
energia fisica. Ciò perché era diffusissima la schiavitù e,
quindi, inutile la meccanizzazione. I Greci, inoltre, consideravano
il mondo come una falsa copia del mondo vero (concezione platonica).
Conseguentemente, l'osservazione basata sull'esperienza era ritenuta
inutile. Infine, i Greci utilizzavano lettere invece di numeri, con
il risultato di un effettivo limite dell'applicazione pratica della
matematica.
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