I primi insediamenti stabili lungo la valle del fiume
Nilo risalgono a circa 6000 anni fa, quando i popoli lì stanziati
iniziarono a coltivare la terra fecondata dal fiume e ad attraversare
quest'ultimo per fini commerciali. Gli agricoltori egiziani
iniziarono a prosperare e fondarono una serie innumerevole di
staterelli lungo gli 880 chilometri del corso del fiume, sino a
quando un governatore non riuscì ad unificarle, fondando, in tal
modo la prima nazione del mondo.
L'Egitto venne riunito nel 3200 a.C circa, quando i re
del Sud invasero la parte centrale e settentrionale presso la zona
del delta del Nilo. Mene (l'eletto) fondò all'inizio del
Delta la città di Menfi, destinata a divenire il centro del governo
per tutta la nazione, retta da un solo faraone.
Ogni anno il fertile suolo della valle del Nilo dava un
abbondante raccolto di grano e di legumi. Esso bastava per tutto
l'anno, tanto che, quando da giugno a settembre, il Nilo inondava il
terreno, rendendolo impossibile da irrigare, non si avevano problemi
di alimentazione.
I faraoni e i principi utilizzarono l'infinita
manodopera inattiva durante il periodo delle alluvioni per la
costruzione delle grandi opere pubbliche.
Durante la III dinastia, il faraone Soser
(2700-2678) ordinò la costruzione della prima piramide. Nel periodo
della V e VI dinastia, i faraoni organizzarono spedizioni nella parte
interna dell'Africa alla ricerca di incenso, ebano, avorio, oro e
pelli di pantera.
Dai Siriani, al nord, gli egiziani acquistavano il legno
di cedro, che veniva impiegato per la costruzione di navi ed edifici.
Nonostante la diffusione di un commercio florido e
capillare, l'economia egiziana entrò in crisi a causa dell'enorme
costo della costruzione di piramidi, di templi e per le dispendiose
offerte religiose. La crisi economica fece emergere alcuni poteri,
come quello dei nobili feudatari, che indebolirono quella faraonico.
A pagarne le conseguenze fu il potere di Pepi II, il cui regno durò
per ben 90 anni.
I governatori delle province divennero sempre più
potenti. Ciò favorì l'invasione degli asiatici nel 2300 a.C. circa.
Questi si riversarono verso le zone del delta e l'Egitto si divise
nuovamente in innumerevoli province separate. Dopo circa 900 anni
termina l'Antico Regno.
Il Regno Medio ha inizio verso il 2050 a.C., quando i
sovrani dell'XI dinastia unificarono la nazione. I faraoni della XII
dinastia Amenemhet e i Sesotri acquisirono così tanto
potere da espandere la loro egemonia sino alla Siria nel nord e nella
parte più interna dell'Africa.
Il Regno Medio ebbe fine con l'invasione dei bellicosi
Hyksos (principi del deserto). Essi riuscirono ad avere la
meglio sul potente Egitto grazie all'utilizzo in guerra dei carri
trainati da cavalli; i primi veicoli dotati di ruote visti dagli
egiziani.
Gli Hyksos si mescolarono perfettamente con gli Egiziani
e ne assunsero anche i costumi. Nonostante ciò non vennero mai ben
visti e vennero cacciati nel 1570 a.C. da parte dei re di Tebe.
Si ha, quindi, l'ultimo grande periodo dell'antico
Egitto: il Nuovo Regno.
I sovrani della XVIII dinastia conquistarono Palestina e
Siria. L'esercito, forte di 20.000 persone, venne guidato in Asia da
Thutmose III. Questo, verso la fine del suo regno,
possedeva il primo più vasto impero dell'antichità. I suoi confini
si allargavano dalle montagne del Tauro al nord sino oltre la quarta
cateratta del Nilo a sud, estendendosi per circa 2730 chilometri.
La nazione crebbe in prosperità e in commercio sino
alla XIX dinastia, quando, con l'insorgere di una serie di conflitti,
dall'esito incerto, contro gli Ittiti dell'Asia Minore, iniziò una
irreparabile crisi. Più tardi Ramsete III (1189-1157 a.C.)
dovette affrontare l'invasione di un popolo sconosciuto che aveva
sgominato l'impero degli Ittiti.
Ramsete riuscì non solo a controllare, ma addirittura a
vincere.
Verso la fine del XII secolo l'Egitto perse i suoi
possedimenti in Asia e l'impero volse inesorabilmente al suo termine.
Si ebbe una ripresa con la XXVI dinastia (663-525 a.C.);
nel 525 a.C., però, l'Egitto venne espugnato dal persiano Cambise,
il primo di una serie di innumerevoli tiranni.
L'Egitto raggiunse e mantenne un elevato livello di
civiltà per circa 3000 anni. Questa stabilità venne favorita dal
credo religioso e dalla struttura sociale.
La parte consistente del popolo, diversi milioni di
individui, era formata da contadini, che venivano assegnati ai nobili
proprietari terrieri o ai templi e che vivevano in piccole case di
fango; al contrario dei nobili, che possedevano grandi abitazioni in
muratura, con bagni, cortili e vestiboli.
I contadini si occupavano della coltivazione dell'orzo e
del frumento; allevavano bestiame, pecore e maiali; producevano lino
per la tessitura della tela.
Nei villaggi e nelle città abili artigiani fabbricavano
martelli, seghe, trivelli di bronzo e di rame. Si avevano anche
carpentieri che costruivano oggetti in legno e gioiellieri che
fabbricavano splendidi ornamenti d'oro, di turchese e di corniola.
Abili erano anche i tessitori, che lavoravano stuoie preziose e
cuscini per la classe dei ricchi. I commercianti esportavano tutti
questi prodotti al di là dei confini dell'Impero e venivano protetti
da guarnigioni.
La religione veniva gestita da sacerdoti che officiavano
il faraone come il dio-re regnante. Il culto esercitava un ruolo
fondamentale per l'uomo egizio. Si avevano più di 2000 divinità,
che presiedevano ad ogni aspetto della vita dell'uomo. Si avevano
deità inerenti la nascita, la morte, la lingua, i numeri, e così
via. Le divinità più importanti erano Osiride, dio della
morte e Ra, dio del Sole. Entrambi venivano adorati in tutto
l'Egitto.
Nell'Antico Regno si aveva la credenza che ogni faraone
vivente fosse il figlio di Ra e che ogni faraone morto fosse
Osiride.
Gli egizi erano convinti che il benessere del faraone
defunto coincidesse con il benessere del paese. Per tale ragione i
sacerdoti mummificavano i corpi dei defunti faraoni, che venivano
circondati di cibo, vino, pietre preziose e mobili. Tutti questi
oggetti venivano seppelliti nelle piramidi insieme al faraone, che se
ne sarebbe servito nell'aldilà.
Il faraone veniva considerato il possessore di tutto
l'Egitto. In realtà, il territorio erano suddiviso tra molte
famiglie, che, dopo la morte, passavano in eredità i “feudi” ai
figli. Il tutto era regolato dal cosiddetto “regolamento della
casa”, ossia un documento legale. La proprietà veniva trasmessa in
linea materna. Prova questa del ruolo importante ricoperto dalla
donna egizia all'interno della società.
Ogni faraone esercitava il proprio potere avvalendosi di
alti funzionari, ossia da cancellieri e ministri. I principi erano
ereditari e amministravano una provincia per mezzo delle loro corti.
Le cause più importanti venivano inviate al Gran Kenbet,
ossia all'alta corte, situata nella capitale. La tassazione era
compito di uno stuolo di funzionari che, incaricati dal faraone,
riscuotevano le imposte ai confini dell'impero. Altri, invece,
all'interno dell'Egitto esigevano le tasse per l'erario. La
tassazione veniva esercitata per mezzo delle merci, e non del denaro,
ancora non inventato. Gli agricoltori assolvevano il tributo con il
grano. Con esso i faraoni pagavano i loro servi e cibavano il popolo
nei periodi di carestia.
Il potere del faraone era assoluto. Nonostante ciò,
essi dipendevano dai sacerdoti e dagli scribi, ossia da coloro che,
conoscendo la scrittura, la matematica e l'astronomia, mantenevano il
regno ad un elevato grado di civiltà. A questa classe sociale si
deve l'invenzione del calendario di 365 giorni. Per risolvere il
problema di un quarto di giorno ogni anno decisero di aggiungere un
anno intero ogni 1460 anni. L'attività didattica veniva esercitata
in scuole all'interno dei templi. Qui si imparava a scrivere sui
rotoli di papiro. Un rotolo poteva giungere alla lunghezza di 30
metri e riusciva a contenere tanto testo quanto una intera biblioteca
di tavolette di argilla. Lo studio era lungo e fatico. Uno scolaro,
infatti, per essere in grado di scrivere, leggere e far di conto
doveva conoscere alla perfezione centinaia di segni. Chiarificatore
della difficoltà del sistema culturale egizio è la matematica. Gli
egiziani avevano inventato un sistema di calcolo che permetteva loro
di contare sino al milione. Ma era un sistema di enorme astrusità
che richiedeva 27 cifre per scrivere il numero 999. La cultura egizia
fu per alcuni versi meno evoluta di quella mesopotamica, ma, al
contrario di essa, prosperò per molti secoli e resistette alle
innumerevoli crisi. Al contrario, la civiltà tra i due fiumi venne
colpita da guerre, che ne minarono più aspetti.
Ricordiamo, infine, le divinità più importanti del
pantheon egiziano: Ra, dio del Sole dalla testa di falco;
Osiride, signore dell'oltretomba; Anubi, dio dei
defunti dalla testa di sciacallo; Thoth, scriba dalla testa i
Ibis; Seth, dio del male. Osiride, Iside e Ra
venivano officiati in tutto l'Egitto.
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