La cultura greca
raggiunse il suo massimo sviluppo ed apogeo nel V secolo a.C. in
Atene, il più importante centro dell'Attica. Il punto di forza di
questa città-stato fu il governo di tipo democratico, che permise
agli ateniesi di sviluppare una delle più raffinate civiltà del
mondo antico. Al contempo, però, costituirà un punto di debolezza
che li porterà alla rovina, perché si formarono delle ambizioni
sempre maggiori.
Nel VII secolo a.C.
Atene si era costituita in una oligarchia di tipo aristocratico, in
cui il potere era suddiviso tra nove nobili detti Arconti,
o reggitori. Gli arconti
venivano eletti ogni anno da un consiglio di nobili detto Areopago,
in cui essi stessi entravano a farne parte dopo il loro anno di
carica. Il capo degli arconti
era il capo dello stato. Gli altri, invece, avevano funzioni
militari, religiose e giudiziarie. Questo tipo di governo era a
misura di poche centinaia di nobili, ossia di ricchi proprietari
terrieri, che, impoverirono la classe dei contadini, privandoli dei
loro terreni. Questi, quindi, erano costretti ad indebitarsi verso
quei ricchi feudatari, divenendo sempre più poveri. Secondo la legge
un contadino che non pagava i debiti doveva dare un sesto dei suoi
prodotti al creditore; se mancava anche in un solo pagamento, ne
diveniva automaticamente schiavo. Ciò favorì un'ampia diffusione
della schiavitù. Questa situazione non piacque a tutti i nobili, che
tra il 600 e il 450 a.C. diedero avvio a tutta una serie di riforme
sconvolgenti. Quattro sono le figure più importanti in tal senso: il
legislatore Solone,
il tiranno Pisistrato,
il riformatore Clistene
e Pericle.
Solone
per alleviare le condizioni dei contadini annullò i loro debiti e
fece liberare coloro che erano divenuti schiavi perché non erano
riusciti a pagare i creditori. Pisistrato
addirittura concesse prestiti ai contadini bisognosi. Solone,
inoltre, emanò un codice di leggi che doveva essere osservato sia
dai ricchi che dai poveri. Concesse il diritto di voto in assemblea
ai cittadini, i quali discutevano le proposte di legge ed eleggevano
i magistrati. La riforma fece sì che il potere non si fondasse più
sulla nobiltà, bensì sulla ricchezza. Ciò permise l'ingresso in
politica di nuove classi sociali, come i mercanti. In seguito
Clistene
diede vita ad un consiglio di 500 membri, scelti in tutta l'Attica.
Con il trascorrere del tempo l'oligarchia lasciò il posto alla
democrazia. Dopo il 461 a.C. Pericle
ed Efialte
approvarono una legge che stabiliva che ai membri del consiglio e dei
giurati fosse dato un compenso per il loro lavoro. Questa iniziativa
venne, in seguito, allargata a tutti i partecipanti dell'Assemblea e
permise di potere accedere alla politica anche ai cittadini poveri.
Nel frattempo, però,
ai problemi interni si affacciava la minaccia di un potente impero
straniero, la Persia.
Nel 540 a.C. circa i Persiani
avevano umiliato ed assoggettato l'Asia Minore, compreso le città
greche. Nel 499 a.C. Atene si pose a difesa di queste città,
rispondendo alla loro richiesta di aiuto. Il re persiano Dario
I,
uomo abile ed ambizioso, soffocò la rivolta e partì alla conquista
di Atene. Una tempesta, però, fece naufragare la lotta persiana. La
Persia
non si diede per vinta, ed ancora assetata di vendetta, spedì altre
due milizie. La prima partì nel 490 a.C. e constava di 20.000
uomini. Gli Ateniesi, con un esercito più piccolo, riuscirono a
vincere sui campi di Maratona.
Il conflitto riprese 10 anni dopo, quando la Persia
inviò un esercito di 200.000 persone, che sbarcarono sulle coste
orientali della Grecia. Essi massacrarono 300 Spartani guidati da
Leonida
alle Termopoli.
Fatto ciò si volsero ad Atene. Il condottiero ateniese Temistocle
attuò una politica accorta: dopo aver messo il suo popolo in salvo a
Salamina,
inviò la sua flotta contro quella persiana. Le veloci e snelle navi
greche ebbero una inaspettata, quanto sorprendente, vittoria.
La vittoria di
Salamina
cambiò del tutto il corso degli eventi. Atene divenne la paladina
della grecità e, grazie all'aiuto delle altre città-stato, scacciò
i Persiani
rimasti e attaccò le città-stato dell'Asia Minore assoggettate
ancora da loro. Esorcizzato il pericolo persiano, venne meno la
necessità dell'alleanza delle città-greche. In un primo momento
Atene sottomise una serie di città e creò un proprio “impero”,
riunendole nella Lega
Ateniese.
Ciò creò l'ostilità di Sparta,
che, preoccupata dell'egemonia ateniese, fondò una lega rivale,
quella del Peloponneso.
Le ostilità iniziarono nel 431 a.C. La guerra del Peloponneso ebbe
termine solo 27 anni dopo, nel 404, e vide Atene
costretta alla resa. Da allora in poi gli Ateniesi ebbero una parte
di poco conto, e non più di protagonisti, nella storia greca.
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