mercoledì 27 novembre 2013

Vita e società ad Atene


Le città-stato greche non erano per nulla paragonabili alle nostre, abitate da centinaia di migliaia di individui. Si trattava, infatti, di piccoli centri, ove, nella maggior parte dei casi tutti gli abitanti si conoscevano. I modi, gli usi e i costumi di un cittadino ateniese erano del tutto diversi dai nostri. Ci sembra interessante mostrare a grandi linee la quotidianità ad Atene nel V secolo a.C. A quel tempo un bottegaio, un falegname, un vasaio o un artigiano viveva in una casa dal pavimento di terra e dalle pareti di pietra. I muri esterni dell'abitazione erano privi di finestre. Ciò perché tutte le stanze guardavano verso l'interno, ove si aveva il cortile.

La moglie ogni giorno dettava le cose da fare allo schiavo o agli schiavi. Le loro attività erano molteplici e varie: filare e tessere il lino e la lana per farne delle tuniche e dei mantelli, che venivano indossati dai familiari. Le bimbe ricevevano un'educazione finalizzata alla gestione della casa. La donna greca, infatti, svolgeva quasi unicamente il compito di governare la dimora familiare. Ad ella non veniva impartita alcuna educazione. Al contrario, i maschietti andavano a scuola, ove imparavano leggere e scrivere utilizzando un alfabeto ereditato dai loro antenati da parte dei Fenici. Si studiava poesia, geometria e ginnastica.

La vita di un ateniese ricco era molto lussuosa e sontuosa. Egli poteva possedere anche mille schiavi, ossia uomini che erano stati bottino nelle guerre contro altre città-stato e che ora venivano impiegati in qualsiasi genere di lavoro: dall'amministrazione delle terre e dall'educazione dei lavori domestici, sino all'estenuante mansione di scavare nelle miniere di argento.

Cosa ben diversa era per i poveri, la cui vita non era molto diversa da quella di uno schiavo; come loro svolgevano mansioni manuali sottopagate.

Il cittadino greco, povero o ricco che potesse essere, aveva un grande vantaggio verso le donne, gli schiavi e gli stranieri, e cioè il diritto di partecipare personalmente all'assemblea e di dare il proprio voto per l'elezione del governo e dei magistrati. Il Greco, anche se povero, poteva essere eletto o sorteggiato per una carica pubblica e aveva la reale possibilità di assolvere il proprio compito, dato che la città gli retribuiva una speciale indennità.

La città-stato di Atene si basava su una democrazia diretta, diversa da quella contemporanea rappresentativa, dove il cittadino elegge colui che lo rappresenta alle assemblee. La città ateniese era fatta a misura dell'uomo: tutti i cittadini avevano la possibilità e la libertà di riunirsi per discutere nell'Agorà, o piazza del mercato, o nella stoà, ossia sotto il colonnato costruito intorno alla piazza. Ricorrenti erano le pubbliche cerimonie che si tenevano negli stadi sportivi, nelle palestre e nei teatri all'aperto. In questi luoghi accorrevano migliaia di uomini e di donne. Il teatro rivestì in Grecia un ruolo fondamentale, e non solo perché era un luogo di socializzazione (basta pensare che il teatro di Epidauro poteva ospitare sino a 14.000 persone) ma anche perché era un luogo di divertimento e di rappresentazione dei drammi ispirati dalla religione greca. Due erano le festività ateniesi più importanti: quelle tenute durante la primavera al teatro in onore del dio della fertilità Dioniso e quella tenuta in luglio al tempio sull'Acropoli per onorare Atena, dea della saggezza. Atena era una delle divinità più importanti del vasto pantheon greco. Essa veniva onorata in tutta la Grecia e da tutti coloro che condividevano la lingua greca. Ella era, come altre divinità, proveniente dalla religione minoica e micenea. Altre divinità, come Zeus, vennero portate in un secondo tempo con la discesa dei greci indoeuropei. Queste divinità avevano delle caratteristiche simili alle deità di altri popoli indoeuropei: Zeus, dio del cielo, aveva elementi in comune con il dio scandinavo Thor e con il romano Jupiter. Le credenze e le conseguenti festività religiose svolsero il fondamentale compito di unire le indipendenti e separate città-stato. Esse, infatti, si riunivano in occasione delle grandi feste religiose, principalmente ad Atene per quelle Panatenaiche in onore di Atena; a Delfi per i giochi Pitici in onore di Apollo e ad Olimpia per i giochi olimpici in onore di Zeus. Queste ultime erano certamente le più importanti. Si svolgevano ogni quattro anni e per l'occasione si poneva fine a qualsiasi conflitto. Le armi venivano deposte dai guerrieri, che si scontravano in lotte pacifiche per cercare di vincere. A tal fine davano il massimo e il meglio di sé. Ciò non perché volessero guadagnare gloria e fama personale, ma in onore della propria patria.


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