Le città-stato greche non erano per nulla paragonabili
alle nostre, abitate da centinaia di migliaia di individui. Si
trattava, infatti, di piccoli centri, ove, nella maggior parte dei
casi tutti gli abitanti si conoscevano. I modi, gli usi e i costumi
di un cittadino ateniese erano del tutto diversi dai nostri. Ci
sembra interessante mostrare a grandi linee la quotidianità ad Atene
nel V secolo a.C. A quel tempo un bottegaio, un falegname, un vasaio
o un artigiano viveva in una casa dal pavimento di terra e dalle
pareti di pietra. I muri esterni dell'abitazione erano privi di
finestre. Ciò perché tutte le stanze guardavano verso l'interno,
ove si aveva il cortile.
La moglie ogni giorno
dettava le cose da fare allo schiavo o agli schiavi. Le loro attività
erano molteplici e varie: filare e tessere il lino e la lana per
farne delle tuniche e dei mantelli, che venivano indossati dai
familiari. Le bimbe ricevevano un'educazione finalizzata alla
gestione della casa. La donna greca, infatti, svolgeva quasi
unicamente il compito di governare la dimora familiare. Ad ella non
veniva impartita alcuna educazione. Al contrario, i maschietti
andavano a scuola, ove imparavano leggere e scrivere utilizzando un
alfabeto ereditato dai loro antenati da parte dei Fenici.
Si studiava poesia, geometria e ginnastica.
La vita di un ateniese ricco era molto lussuosa e
sontuosa. Egli poteva possedere anche mille schiavi, ossia uomini che
erano stati bottino nelle guerre contro altre città-stato e che ora
venivano impiegati in qualsiasi genere di lavoro:
dall'amministrazione delle terre e dall'educazione dei lavori
domestici, sino all'estenuante mansione di scavare nelle miniere di
argento.
Cosa ben diversa era per i poveri, la cui vita non era
molto diversa da quella di uno schiavo; come loro svolgevano mansioni
manuali sottopagate.
Il cittadino greco, povero o ricco che potesse essere,
aveva un grande vantaggio verso le donne, gli schiavi e gli
stranieri, e cioè il diritto di partecipare personalmente
all'assemblea e di dare il proprio voto per l'elezione del governo e
dei magistrati. Il Greco, anche se povero, poteva essere eletto o
sorteggiato per una carica pubblica e aveva la reale possibilità di
assolvere il proprio compito, dato che la città gli retribuiva una
speciale indennità.
La città-stato di
Atene si basava su una democrazia diretta, diversa da quella
contemporanea rappresentativa, dove il cittadino elegge colui che lo
rappresenta alle assemblee. La città ateniese era fatta a misura
dell'uomo: tutti i cittadini avevano la possibilità e la libertà di
riunirsi per discutere nell'Agorà,
o piazza del mercato, o nella stoà,
ossia sotto il colonnato costruito intorno alla piazza. Ricorrenti
erano le pubbliche cerimonie che si tenevano negli stadi sportivi,
nelle palestre e nei teatri all'aperto. In questi luoghi accorrevano
migliaia di uomini e di donne. Il teatro rivestì in Grecia un ruolo
fondamentale, e non solo perché era un luogo di socializzazione
(basta pensare che il teatro di Epidauro
poteva ospitare sino a 14.000 persone) ma anche perché era un luogo
di divertimento e di rappresentazione dei drammi ispirati dalla
religione greca. Due erano le festività ateniesi più importanti:
quelle tenute durante la primavera al teatro in onore del dio della
fertilità Dioniso
e quella tenuta in luglio al tempio sull'Acropoli
per onorare Atena,
dea della saggezza. Atena era una delle divinità più importanti del
vasto pantheon greco. Essa veniva onorata in tutta la Grecia e da
tutti coloro che condividevano la lingua greca. Ella era, come altre
divinità, proveniente dalla religione minoica e micenea. Altre
divinità, come Zeus,
vennero portate in un secondo tempo con la discesa dei greci
indoeuropei. Queste divinità avevano delle caratteristiche simili
alle deità di altri popoli indoeuropei: Zeus,
dio del cielo, aveva elementi in comune con il dio scandinavo Thor
e con il romano Jupiter.
Le credenze e le conseguenti festività religiose svolsero il
fondamentale compito di unire le indipendenti e separate città-stato.
Esse, infatti, si riunivano in occasione delle grandi feste
religiose, principalmente ad Atene
per quelle Panatenaiche
in onore di Atena;
a Delfi
per i giochi Pitici
in onore di Apollo
e ad Olimpia
per i giochi olimpici in onore di Zeus.
Queste ultime erano certamente le più importanti. Si svolgevano ogni
quattro anni e per l'occasione si poneva fine a qualsiasi conflitto.
Le armi venivano deposte dai guerrieri, che si scontravano in lotte
pacifiche per cercare di vincere. A tal fine davano il massimo e il
meglio di sé. Ciò non perché volessero guadagnare gloria e fama
personale, ma in onore della propria patria.
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