giovedì 12 luglio 2012

L’eredità di Hegel


Dopo la morte di Hegel, a partire dagli anni trenta, inizia una speculazione che, specialmente rispetto al pensiero politico-religioso, raggiunge sviluppi notevoli, che non vanno a convogliarsi in una sola soluzione e posizione, ma che si concretizzano in teorie anche opposte.
Gli indirizzi nati in seno al sistema hegeliano vengono designati con la distinzione, desunta dal parlamento francese, tra una destra (i cosiddetti vecchi hegeliani) e una sinistra ( i cosiddetti nuovi hegeliani).
Tale distinzione venne ripresa da David Friedrich Strauss (1808-1874) nel 1837 ed ebbe larghissimo uso.
Mentre la destra sottolineava il completo accordo tra filosofia e fede cristiana; la sinistra con Strauss, autore dello scritto Vita di Gesù (1835), prende posizione polemica rispetto ad ogni forma di religione rivelata e al Cristianesimo. Strass muove dalla dottrina hegeliana secondo cui la religione coglie ed esprime l’unità tra Dio e l’uomo nella forma della rappresentazione. Strass, però, interpreta la figura di Cristo come frutto dell’immaginazione e del mito. Egli, infatti, sostiene che è contraddittorio che l’Idea si sia realizzata una volta per tutte in un singolo individuo storico (Cristo); soltanto l’umanità intera nella sua storia può, invece, portare a compimento la riconciliazione tra natura umana e divina, simboleggiata in Cristo.
La destra e la sinistra hegeliana non si contrapposero solo per posizioni estreme. Ed infatti, vi furono anche posizioni intermedie e sfumate, come quella del polacco August von Cieszkowski (1814-1894) autore dei Prolegomeni alla Storiografia e Padre nostro. Il pensiero di questi è tutto incentrato sul futuro nella storia. Egli, infatti, afferma che Hegel non ha tratto tutte le conclusioni del suo sistema con l'affermazione che la filosofia è un processo di comprensione razionale del passato che si blocca nel presente. Per questo è necessario modificare le articolazioni della filosofia hegeliana della storia e affermare in questo campo uno schema triadico, rispetto a quello quaternario invalso nell’ehelismo. In altre parole, bisogna raggruppare in una sola epoca le prime tre epoche (oriente, grecia, roma), a cui segue, come afferma anche Hegel, quella Cristiana. La Cristiana, però, deve essere considerata come una seconda epoca, a cui segue una terza che rappresenta la sintesi delle due precedenti. Se infatti nella prima epoca ha invalso l’istinto, l’immaginazione, la profezia; nella seconda il senso della profezia è stato svelato ed esplicitato teoreticamente. In entrambi i casi, però, per Cieszkowski, ci si è limitati a considerare i fatti; è giunto invece il tempo di passare agli atti, ossia alla prassi come realizzazione del bene di cui nella teoretica si è presa consapevolezza.
Verso la fine degli anni cinquanta la filosofia hegeliana, con l’affermarsi delle nuove tendenza materialistiche e positivistiche, entra in crisi, tanto che Rudolf Haym (1821-1901) affermava che la ditta hegeliana aveva ormai fatto bancarotta.
Una rinascita dell’ehelismo si ebbe nel novecento grazie alla pubblicazione di nuovi inediti. La ripresa di Hegel si deve soprattutto a Wihel Dilthey, che nel 1888 aveva affermato che era ormai passato il tempo della lotta contro Hegel, ed era venuto il tempo di conoscerlo e studiarlo geneticamente, riscoprendo con cura le diverse fasi e modifiche del suo pensiero. Si fece anche evidente la voglia di riprendere di Hegel soprattutto gli aspetti validi per il presente, un esempio è offerto dal lavoro di Benedetto Croce dal titolo Ciò che è vivo e ciò che è morto nella filosofia di Hegel.
Importanti furono anche le riviste uscite in seno al pensiero della sinistra hegeliana. Tra queste si deve ricordare quella di Arnol Ruge (1802-1880) e di Theodor Echtermeyer (1805-1844), fondatori degli Annali di Halle per la scienza e l’arte tedesca. Per la loro influenza in campo culturale e politica furono costretti a trasferirsi a Dresda, dove uscirono i loro Annali tedeschi per la scienza e l’arte. Ruge fu costretto però a trasferirsi a Parigi ove fondò con Marx gli Annali franco-tedeschi. La rivista, però, per i dissensi con Marx, si fermò al primo numero.
La sinistra hegeliana sviluppa soprattutto un pensiero politico. La convinzione di Ruge è che la storia sia ormai giunta a un’epoca politica, e questo è un aspetto determinante per gli ulteriori sviluppi della filosofia. Il filosofo, quindi, non può limitarsi ad una posizione teoretica, ma deve essere l’apostolo del futuro. A tale scopo bisogna riconoscere che la teoria è già in se stessa prassi. Lo stato deve essere inteso come il luogo che permette l’autocoscienza e l’autodeterminazione dell’individuo all’interno di un progresso razionalistico nell’ambito del sapere e del liberalismo.
Tra i principali esponenti della sinistra hegeliana, figura Bruno Bauer (1808/1882). I suoi interessi vanno dalla storia dell’Ebraismo e del Cristianesimo alla filosofia e alla politica. Dapprima polemizza contro Strauss e contro la sua riduzione del Cristianesimo e della religione a mito. Per Bauer questa è una posizione troppo semplicistica, che non coglie la ricchezza speculativa del pensiero di Hegel e della sua interpretazione della rivelazione. A partire dagli anni 40 però Bauer cambia totalmente traiettoria e interpreta in senso ateistico la dialettica hegeliana. Esce nel 1841 il suo La tromba del giudizio universale contro Hegel, ateo e anticristo. Un ultimatum. L’autore, fingendosi un fedele cristiano ortodosso, ha lo scopo di voler mascherare la pericolosità dell’hegelismo. Quindi, riconosce l’essenzialità dell’autocoscienza nella filosofia hegeliana e mostra la religione come il rispecchiamento dell’autocoscienza. Bauer afferma che con Hegel e dopo Hegel Dio è morto per la filosofia, e solo l’io, in quanto autocoscienza, differenziandosi in se stesso, vive, crea, agisce ed è tutto. Tale teoria distruttiva trova il suo rispecchiamento nella politica, dove la dottrina di Hegel, secondo cui la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero, viene interpretata come critica dell’esistente. La filosofia, in quanto critica dell’esistente, deve scardinare gli ordinamenti vigenti qualora non corrispondano all’autocoscienza e alla razionalità. Per questo Bauer vede nella rivoluzione francese la massima espressione della spiritualità nella filosofia della storia.

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