domenica 8 luglio 2012

Idealismo tedesco


L’idealismo tedesco è quella grande fase culturale che si svolge in Germania tra la fine del ‘700 e i primi decenni dell’800. Essa si è concretizzata nei grandi sistemi di Fiche, Schelling ed Hegel. Questo periodo viene chiamato anche età di Goethe, in quanto nessuno meglio di lui, con il carattere ricco e composito della sua figura e opera, può simbolizzarla.
Goethe (1749-1832) scrisse il grande poema denso di motivi filosofici dal titolo Faust e il fortunatissimo “I dolori del giovane Werther”. Di fondamentale importanza è nella sua opera il concetto di Sturm und Drang (tempesta e impeto, o forse meglio, impeto tempestoso), ossia una forte polemica anti – illuministica sviluppatasi verso gli anni ’70 del ‘700. Si tratta di un movimento che, imbevuto di motivi rousseani, rifiuta l’illuminismo in quanto con la sua razionalità diviene incapace di cogliere gli aspetti più vivi e concreti della realtà.
Non le regole o leggi generali di una morale dottrinale possono guidare l’uomo; ma soltanto il cuore, il sentimento e la passione.
Lo Sturm und drang rifiuta anche la concezione della natura che hanno gli illuministici, in quanto l’uomo non è una macchina, ma un qualcosa di molto più ricco e multiforme. Infine, lo Sturm und drang rifiuta la concezione illuministica dell’arte, e cioè rifiuta un’arte come puro esercizio di imitazione classicista, per affermare un’arte che sia spontaneità, immediatezza, ed espressione comunicativa dell’artista allo spettatore.
Grande influenza esercitò in tal senso la figura di Hamann (1730 – 1788). Nel suo Estetica in nuce, appartenente alla raccolta Crociate del Filologo del 1762, si rivendica l’importanza dell'immaginazione e delle passioni contro le estetiche razionalistiche. Secondo Haman la poesia è la lingua madre del genere umano appunto perché tutto il tesoro della conoscenza e della felicità umana consta di immagini, perché i sensi e le passioni non intendono altro che immagini, e perché lo stesso creatore ha voluto parlare con immagini. La natura non è assolutamente quel morto sistema meccanicistico, ma è bensì un libro che parla per immagini, simboli e geroglifici, che solo il poeta riesce a interpretare. La Bibbia è non solo la storia del popolo ebreo, ma, anche, la storia di ogni uomo nella sua vicenda di caduta, esilio e riscatto. Hamman contribuì a quella che prende il nome di filosofia dell’umanità, la quale critica l’illuminismo e afferma una la concezione di una ragione più complessa di quella illuministica: una ragione ove si trova spazio anche per il sentimento e la passione.
Heder (1744-1803), scrisse una Metacritica alla critica della ragion pura, la Kalligone, ovvero in polemica con la critica del giudizio. Scrisse inoltre i Saggi sull’origine del linguaggio, una Filosofia della storia per l’educazione dell’umanità e, infine, le Idee per la filosofia della storia dell’umanità. Riprendendo motivi di Leibniz, Dio è visto come la forza viva e operante della realtà, dove i modi finiti e la sostanza sono in un rapporto dinamico ed organico insieme. Quindi la metafisica non va cercata al di là della natura, ma in essa. Ogni cosa, infatti, esprime la divinità proprio perché per la sua natura organica è unica, irriducibile e insostituibile, ma nel contempo è, come tutte le altre, manifestazione vivente della infinita totalità che è Dio. Nella filosofia del linguaggio e nella filosofia della storia sviluppa il metodo genetico, per cui un evento naturale o un progresso storico è comprensibile solo se si scoprono le fasi iniziali, le quali ne rivelano le tendenze e gli sviluppi. Inoltre per Herder la storia non va vista e interpretata secondo astratti criteri di progresso. Ogni epoca infatti va vista per quella che è, va compresa con un trasferimento in essa, in maniera da considerarla per quella che è: non secondo un metodo che vede la storia come un progresso, ma secondo un metodo che vede ogni epoca storica come un tempo che ha realizzato un qualcosa, in maniera irripetibile, per l’umanità. Quindi, secondo tale concezione, viene rivalutato anche il medioevo, considerato epoca barbara e incivile. 

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