sabato 28 luglio 2012

Le nuove prospettive epistemologiche e i nuovi orientamenti scientifici.


La seconda metà dell'ottocento assume un'importanza rilevante per la complessità dei temi trattati e per la rivolta contro il positivismo. La vita umana, individuale e sociale, appariva condizionata da fattori (naturali e storici) non controllabili dalla ragione e dalla scienza. Inoltre, lo scientismo perdeva la sicurezza che aveva assunto durante il periodo positivista per gli sviluppi stessi della ricerca e per il progresso scientifico. Ciò ebbe la conseguenza di far ritornare in luce tutte quelle tematiche etiche, religiose e morali che il positivismo aveva creduto di abbattere per sempre o, comunque, di poter controllare sotto una direttiva materiale e concreta. Viene messo in discussione il valore stesso della scienza, delle sue ipotesi e delle sue leggi; e ciò al fine di rifondarle. Entra in crisi l'idea di una natura meccanica e, quindi, l'idea scientista della realtà. La scienza perde certezza e al suo posto inizia ad affermarsi un nuovo orientamento epistemologico che afferma la validità dei casi statisticamente verificati. Le leggi, inoltre, vengono interpretate come convenzioni che devono necessariamente essere verificate mediante l'esperienza.
L'ultimo decennio dell'ottocento vede l'uomo mettere in discussione i parametri con cui nel corso dei secoli si era interrogato. Ed infatti, si avanzano una serie di concezioni innovative, quali le geometrie non – euclidee, la teoria della relatività e dei quanti, sino a giungere all'affermazione del determinismo, che non mise in crisi questa o quella scienza, ma i fondamenti stessi di essa ad iniziare dal principio di causalità.
L'empiriocriticismo è una corrente di pensiero fondata da due pensatori che giungono a conclusioni simili da ricerche del tutto indipendenti. Il primo prende il nome di Richard Avenarius (1843 – 1896), autore del saggio dal titolo Critica all'esperienza pura; il secondo prende il nome di Ernst Mach (1838 – 1916) autore de L'analisi delle sensazione e il rapporto tra fisico e psichico e di Conoscenza ed errore.
L'empiriocriticismo fa appello al ricorso dell'esperienza pura, e polemizza contro qualsiasi uso di motivi metafisici all'interno della filosofia e della scienza. Facendo ciò si venivano a confutare ed invalidare concezioni e presupposti che ormai apparivano indistruttibili, come quello di una distinzione tra un mondo interno ed uno sterno, frutto di un'operazione artificiale, e non conseguente ad una validazione data dall'esperienza pura. In altre parole, l'empiriocriticismo polemizza contro le istanze soggettivistiche, ossia contro coloro che in maniera del tutto arbitraria hanno dato vita ad un processo di interiorizzazione per cui si attribuisce all'interno del pensiero un qualcosa che trova fondamento e sede solo ed unicamente nell'esperienza. Ed infatti, l'empiriocriticismo afferma che la scissione dell'esperienza in cose, immagini o concetti, e la collocazione di essi nel cervello o nella mente come un qualcosa di interno, è del tutto arbitraria e non ha fatto altro che far sorgere una serie di problemi filosofici mal posti e mai risolti come la dualità di anima e corpo. Il compito fondamentale della filosofia è, pertanto, quello di chiarire e far comprendere il concetto di esperienza pura. Concetto che ci riporterà al concetto naturale del mondo, anteriore ad ogni falsa distinzione tra psichico e fisico, e perciò veramente libero da qualsiasi presupposto metafisico. L'empiriocriticismo afferma anche il principio di economia nel metodo scientifico, ossia quello di cercare di ottenere il massimo dei risultati con il minimo dispendio di energia o sforzo.
È da dire che i procedimenti scientifici isolano certi aspetti della realtà. Aspetti che vengono concentrati in un sistema di esperienze del passato in vista della loro utilizzazione nel futuro. Per capire ciò basta pensare all'enorme risparmio che si ha nel non dovere ripetere tutte le esperienze del passato e, insieme, il potere utilizzare le loro conquiste per affrontare i nostri problemi. I concetti scientifici, pertanto, hanno valore solo in senso utilitario e di risparmio di sforzi, ma non rispecchiano per nulla fatti o leggi in sé. Per meglio chiarire quello che abbiamo detto, basta pensare al fatto che anche nella vita quotidiana un'indicazione, un simbolo o un segno possono risparmiarci azioni inutili e dispendiose e metterci in guardia da azioni nocive o inefficaci. Con il radicale empirismo di Mach entra in crisi il concetto stesso di causalità, che viene sostituito da quello di funzione in senso matematico. Ovviamente, una volta che la scienza viene intesa come studio di funzioni o di gruppi di funzioni, diviene logico che scienze apparentemente distantissime tra di loro, come la fisica e la psicologia, vengano, invece, ritenute del tutto analoghe, in quanto si riferiscono solo a gruppi di funzioni diverse. Infine, l'empiriocriticismo, volendo togliere qualsiasi residuo metafisico rimasto nella scienza e nella filosofia, critica anche il concetto di atomo, che tanta approvazione aveva avuto durante il positivismo. L'atomo, infatti, non ha un fondamento assoluto o un fondamento obiettivo privilegiato, ma risponde anch'esso al criterio di funzionalità, efficacia ed economicità; pertanto, il concetto di atomo può esser subordinato a qualcosa di maggior economicità, funzionalità ed efficacia.

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