Ad est dell'India e a sud della Cina si trovano la penisola e le isole dell'Asia sud-orientale. Questa regione ha monti boscosi e terreni resi fertili dal limo convogliato dagli imponenti fiumi. Verso il 1000 a.C. i Negritos, cacciatori abitanti nelle calde ed umide pianure della penisola, vennero cacciati dai contadini melanesiani e mongoloidi, che furono i primi al mondo a coltivare il riso, la soia e ad allevare bufali d'acqua, maiali e galline. Verso il 400 d.C. questi popoli dell'Asia sud-orientale avevano portato la loro cultura in regioni molto lontane dalla loro madrepatria. I cacciatori avevano raggiunto l'Australia, mentre i contadini si andarono a stanziare in quelle isole che oggi prendono il nome di Melanesia, Polinesia e Micronesia. I polinesiani trasportavano i loro prodotti (noci di cocco, maiali e pollame) dall'Asia a isole lontane come la Nuova Zelanda, distante circa 10.000 km e raggiunta mediante delle enormi canoe. Ciononostante anche i contadini della Polinesia, molto più progrediti dei cacciatori dell'Australia, rimasero allo stato neolitico per circa 1300 anni. Nel frattempo, in questo primitivo punto d'incontro dell'Asia sud-orientale, intorno al I secolo d.C., iniziano a formarsi nuove civiltà, alla cui formazione contribuiranno nei prossimi 1500 anni popolazioni quali gli Indiani, i Mongoli, i Cinesi e gli Arabi. Il primo grande influsso culturale risale a circa 2000 anni or sono, quando dall'India provenivano mercanti che portavano spezie grazie dall'Asia sud-orientale. Nei primi tre secoli d.C. la crescente domanda di spezie da parte dei Romani, che la utilizzavano sia in cucina che in medicina, portò al massimo sviluppo commerciale tra l'Asia sud-orientale e l'occidente. Dopo la caduta di Roma, di Bisanzio, dell'Islam, la domanda di spezie non si arrestò e venne superata solo dalla Cina. Questo ricco commercio di spezie fece sì che la penisola di Malacca e Sumatra venissero chiamate rispettivamente coi nomi di Suvarnabhumi e di Suvarnaduipa, dal termine Suvarna, che significava “oro”. I mercanti indiani portavano in questi territori, così come in Borneo, Giava, Malesia, Tailandia, Cambogia e Vietnam le loro ceramiche ed i loro tessuti. Dove si stabilivano i mercanti indiani, si recavano i brahmani ed i monaci buddisti.
Verso il Vi secolo, quindi, un popolo di colonizzatori indiani aveva impresso la propria cultura alla più retrograda Asia del sud-est.
I re Khmen di Cambogia, per esempio, avevano preso nomi indiani, avevano adottato il sanscrito come lingua ufficiale del regno e avevano abbandonato la propria religione a favore dell'induismo. È vero, comunque, che i popoli dell'Asia sud-orientale conservarono intatta gran parte della loro cultura antica.
Troviamo la preoccupazione di conservare la propria identità nei Khmen. Essi credevano nella divinità del loro re e lo seppellivano in “terra santa”. Per tale motivo nel XII secolo Angkor-Vat, ossia il più grande edificio del mondo, fu eretto sia come tempio indù che come mausoleo per il re Suryavarman II.
A partire dal 600 d.C. i popoli asiatici sud-orientali fondarono potenti stati in Birmania, nella Cambogia, a Sumatra e a Giava. Verso il 1300 un esercito mongolo fece crollare il regno di Birmania ed ulteriori attacchi, anche se senza successo, furono fatti contro l'isola di Giava. Inoltre, verso il 1300 i Mongoli del nord costrinsero i Thai (altro popolo mongolo) a dirigersi verso la Cambogia, dove essi, abbattuto l'impero Khmer, fondarono la moderna Tailandia. La Cina di quel tempo ormai da lungo tempo importava dall'Asia sud-orientale legname, spezie e avorio in cambio di metalli lavorati e tessuti. Nel XV secolo la Cina degli imperatori Ming si fece pagare un tributo dagli stati dell'Asia del sud-est. Ben presto però i Musulmani estesero la loro egemonia e già nel 1500 con la forza e con la propaganda religiosa vennero convertiti circa 20 regni dell'Asia sud-orientale.
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