Con la fine della dinastia Maurya inizia un periodo in cui si hanno nuovamente tanti staterelli. Alla fine emerse una nuova famiglia, ossia la dinastia Gupta, che fondò il II impero indiano, sotto il quale l'India conobbe il massimo splendore.
La dinastia ebbe inizio nel 320 d.C., quando, sia per mezzo di matrimoni che per mezzo di guerre vittoriose, l'imperatore Candragupta I conquistò quel vasto territorio della pianura del Gance nell'India nord-orientale. In un secolo i suoi successori si guadagnarono quella vasta striscia di terra che si estendeva da oriente ad occidente attraverso l'India settentrionale e parte del Decan; i piccoli reami siti ai lati di questo impero riconobbero il potere dei Gupta pagando loro un tributo.
I Gupta governavano il loro territorio mediante i Samanta, ossia principi feudali i cui territori potevano avere una vastità tale come l'odierna Svizzera o essere delle piccole proprietà. L'obbligo maggiore che essi avevano era il pagamento di un tributo conseguenziale all'estensione dei territori e al tipo di coltura in cui venivano impiegati. Per gli imperatori Gupta l'entrata sui terreni erano molto maggiori rispetto a quelle dei Maurya. Ciò perché i terreni coltivabili si erano molitiplicati a seguito della sempre maggiore abbondanza di scuri e di aratri di ferro, che permettevano di dissodare e di coltivare le vaste regioni forestali lungo la pianura del Gance e le valli fluviali del Deccan fino al tavolato del Deccan.
Sotto il regno dei Gupta l'agricoltura ebbe un enorme sviluppo che diede incremento al commercio e alle città. Queste erano dominate da ricchi mercanti e dalle potenti corporazioni di artigiani ed ebbero un rapido sviluppo. Per farci un'idea della loro immensa grandezza basta pensare alla dimensione della capitale maurya. Essa aveva 64 porte e 570 torri di vedetta. Palatiputra si estendeva per una profondità di 3 km su un fronte di circa 15 km lungo le rive del fiume.
Annotazioni scritte da un viaggiatore cinese, il monaco buddista Fa-hsien, confermano che l'impero Gupta era molto fiorente nel 405 d.C. Egli ci attesta che nell'”India centrale”, ossia le pianure settentrionali, si avevano ricche città, grandi monasteri buddisti e strade fiancheggiate da case di riposo per coloro che erano stanchi. Inoltre, ovunque andò, Fa-hsien trovò un'amministrazione efficiente e saggia. Il governo fu pacifico, florido e tollerante e, in questo periodo, la cultura indiana giunse al suo massimo splendore: i poeti, protetti da mercanti e principi, scrissero fiabe in versi sanscriti ed il drammaturgo Kalidasa scrisse Sakuntala, opera indiana tutt'ora insuperata. Gli scultori traevano dalla roccia templi di proporzioni immense, che venivano decorati con scene della vita di Buddha e degli indù. Anche la conoscenza scientifica, stimolata dai precedenti contatti con la cultura ellenistica, fece dei notevoli progressi. Si operarono notevoli scoperte in autonomia e nel metodo scientifico; il matematico ed astronomo Aryabhata (nato nel 476 d.C.) ha insegnato che la terra ha un moto di rotazione ed uno di rivoluzione intorno al Sole; il matematico Brahmagupta (nato nel 598) fece notevoli progressi in Algebra ed in Trigonometria. Verso il 600 d.C. i matematici indiani misero a punto il sistema decimale ed inventarono il numero zero. Le scoperte scientifiche coincisero con la nascita i nuove filosofie: nacque lo yoga, conseguente ad una più precisa conoscenza anatomica, che affermava la possibilità del ricongiungimento del proprio corpo con quello universale mediante il completo controllo del corpo fisico. La filosofia Vedanta, infatti, affermava che solamente in questa maniera l'uomo poteva conoscere il mondo “reale”, ossia quello spirituale. La conoscenza scientifica poteva, però, spiegare solo l'imperfetto mondo spirituale. Per tale ragione cadde sempre più nel discredito, eccetto sotto la forma di astronomia e di astrologia, in quanto strumenti per potere studiare e scoprire il mondo spirituale. La dinastia gupta crollò nel 500 d.C. con gli attacchi degli Unni a nord-ovest. Tuttavia gli indiani nel VI secolo respinsero gli invasori e la cultura gupta sopravvisse sotto altri re sino all'XI secolo, quando i musulmani posero fine a questo mondo.
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