Nel 2000 a.C. circa i popoli indoeuropei iniziarono ad espandersi in Asia Centrale e nella Russia meridionale. Anche gli iranici, di stirpe indoeuropea, si trasferirono a sud e si andarono a collocare sul grande altopiano tra il Mar Caspio ed il Golfo Persico, così chiamato dal nome dei Persiani che, insieme ai Medi, andarono a costituire le due più grandi tribù iraniche.
Nel 549 a.C. i Medi ed i Persiani vennero uniti sotto un solo governo dal grande sovrano e condottiero Ciro, della dinastia degli Achemenidi. Sotto Cambise (430 – 521 a.C.) e sotto Dario I (521-486 a.C.) l'impero si iniziò a organizzare nell'amministrazione e diede vita ad una politica espansionistica.
Nel 480 a.C. l'Impero Persiano si estendeva dall'India alla Grecia e dall'Asia centrale sino al Medio Nilo.
Gli imperatori persiani furono abili condottieri e saggi politici. Dario I suddivise l'impero in Satrapie o province. Ognuna di esse era amministrata da un governatore civile, da un comandante militare e da speciali ufficiali, chiamati “gli occhi del re”. Questi viaggiavano per tutto l'impero grazie alla portentosa rete stradale e controllavano che venissero osservate le leggi emanate dall'imperatore. I sovrani organizzarono enormi opere per l'irrigazione e la coltivazione su vasta scala di piante alimentari e di alberi. Il governo saggio ed avventato fece prosperare la nazione e il popolo viveva nel benessere, al di là del proprio credo o della tribù di appartenenza. Sorsero degli importanti centri urbani come Persepoli, Susa ed Ectabana. Esse venivano amministrate da corporazioni di artigiani, mentre il commercio giunse ad elevati livelli grazie al sistema bancario e all'uso degli assegni bancari. Commerci e viaggi alimentarono lo spirito d'avventura dei persiani e gli esploratori persiani scorrazzavano dall'Indo all'Egitto. Già nel 500 a.C. circa il navigatore Sataspe si avventurò oltre lo stretto di Gibilterra circumnavigando l'Africa fino alle coste occidentali. L'impero, già potente e prospero, trovò nuova linfa vitale nella fondazione di una nuova religione ad opera di Zarathustra. In un primo momento questa religione suscitò l'odio dei sacerdoti persiani, che officiavano culti alle divinità tradizionali: Mitra (il Sole), Ma (la Luna), Zan (la Terra). Ciononostante lo stesso Dario accettò subito la nuova religione, che insegnava a credere in Ahura Mazda (“il signore saggio”) e in un eterno conflitto tra le forze del bene e le forze del male. Nonostante la solida struttura politica, organizzativa, economica e religiosa, l'Impero Persiano crollò di colpo nel 331 a.C., quando Alessandro Magno sconfisse Dario III ed invase il suo potente impero. La storia seguente della Persia sarà per i prossimi sei secoli una storia di rivolte e di guerra; le prime vennero guidate con successo dagli Sciti (i cosiddetti Parti) contro i successori greci di Alessandro e le altre contro i Romani. Infine, nell'anno 226 d.C. la potente famiglia persiana dei Sasanidi si mise a capo di una rivolta che scacciò i Parti. Sotto il re sasanide Arteserse (226-240 d.C.) la Persia divenne ancora una volta una grande potenza. L'esercito persiano venne riorganizzato ed riequipaggiato e, forte di una nuova solidità, marciò di vittoria in vittoria dalla India all'Asia Minore. Il nuovo stabile potere persiano favorì il commercio tra occidente ed oriente. La Persia raggiunse una notevole ricchezza grazie al traffico di sete cinesi e argento romano. Alla stessa maniera, l'Impero Persiano si arricchì di una nuova cultura, grazie ai viaggiatori e le persone colte introdussero manoscritti che trattavano di astronomia indiana e di medicina greca. In questo periodo si ha, inoltre, la nascita di una nuova religione, il Manicheismo, fondato dal nobile persiano Mani (215-276 a.C. circa) che cercò di porre fine alle rivalità tra i sacerdoti con la fondazione di una religione che sincretizzava le tre fedi più popolari: quella di Zarathustra, del Buddismo e del Cristianesimo. Questa religione portò attraverso i suoi missionari la cultura dell'Iran sino alla Cina e all'Egitto, e anche in Europa, dove però scomparve del tutto nel VII secolo. L'Impero Sasanide perdurò per altri quattro secoli e resistette alle invasioni a Nord – Est degli Unni, a quelle di Roma e, in seguito, al quelle bizantine ad ovest. Infine, la Persia cadde dal 634 al 651 sotto la nuova poderosa invasione araba. La libertà politica della Persia venne distrutta del tutto. Ciononostante per oltre 800 anni la Persia continuò ad essere un potente ponte commerciale e culturale, che terminò solo con i Turchi, che chiusero le vie commerciali per l'Europa.
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