Verso il 350 a.C. gli Ariani si erano infiltrati in tutto il continente indiano e si erano mescolati coi Dravida. A questi avevano insegnato nuovi sistemi agricoli e la lavorazione dei metalli. L'India rimase, però, suddivisa in piccole nazioni, con gli Ariani al nord ed i Dravida al sud. Nel 300 a.C. circa un potente capo ariano riuscì ad unificare il settentrione e a fondare il primo impero indiano. Il fondatore di tale impero fu Candragupta Maurya (321-297 a.C.), un piccolo governante ambizioso di uno degli stati del nord. Egli, grazie ad una serie di conquiste e ad un uso scaltro della diplomazia, unito ad un ideale di unità del tutto nuovo portato con le conquiste di Alessandro Magno, riuscì ad impossessarsi di tutto l'Afganistan, dell'India del Nord e ad est del Delta del Gance. In questi stati Maurya aveva trovato dei governi fortemente centralizzati, dove si aveva a capo un re seguito da ministri brahamani che, secondo un sistema organizzato precedentemente, quando i re erano divenuti potenti, riscuotevano le tasse imposte dal sovrano. Si avevano varie tipologie di questi funzionari locali: gli agrimensori misuravano il terreno, gli esattori raccoglievano le tasse, che venivano pagate in monete, in oro, in pietre preziose, in capre, ecc. e alcuni impiegati registravano in sanscrito i pagamenti delle tasse su pietra o su tavolette di metallo. Questo nuovo imperatore prese il controllo sul sistema esattoriale. In tal modo riuscì facilmente ad assoggettare gli stati, che controllò mediante consiglieri personali, ufficiali, truppe pagate ed un servizio segreto. Per meglio governare questo territorio fece costruire una valida rete stradale e, guadagnandosi l'appoggio dei contadini, fece costruire ovunque dighe, serbatoi e pozzi. Sotto la sua saggia amministrazione il commercio si arricchì. L'impero Maurya raggiunse la sua massima potenza dopo la morte di Candra Gupta, quando il nipote di lui Asoka (272-232) poteva vantare un impero che comprendeva tutta l'India ad eccezione del sud della penisola. Asoka oltre ad essere famoso per la vastità del suo territorio, rimase nella storia per la tolleranza mostrata durante il suo governo. Avendo provato orrore e dolore per le guerre all'inizio del suo impero, decise di non iniziarne delle altre e di operare mediante la diplomazia. Inoltre, non indusse i suoi sudditi, per la maggior parte brahamani, ad adottare il suo credo buddista. Cercò, invece, di risvegliare il loro sentimento di reciproca dipendenza e di comune cittadinanza all'impero. A tale proposito egli pubblicò un codice morale che prese il nome di Dharma. Esso venne fatto incidere su rocce e su colonne di pietra di tutto l'impero. Il codice comandava la tolleranza verso tutte le religioni, la reverenza verso tutte le cose viventi e il rispetto per i genitori. Questi editti non ebbero il potere sperato, anzi inasprirono ulteriormente i rapporti tra i brahamani e i buddisti. I primi, spaventati dal crescente numero dei secondi, ridussero il numero delle divinità e posero importanza a quelle deità che avevano in comune coi Dravida. Nasce in tal modo l'induismo.
La fusione della cultura degli ariani e dei dravida pose fine al periodo ariano dell'India e diede inizio alla cultura indù. La nascita dell'induismo corrisponde alla fine del primo grande impero indiano. Dopo la morte di Asoka (232 a.C.) l'amministrazione divenne sempre più inefficiente. Ne conseguì un indebolimento del potere centralizzato e nel 180 a.C. un generale ribelle uccise l'ultimo re della dinastia Maurya, aprendo la strada a cinque secoli di divisione politica dell'India. Nel frattempo il commercio tra l'Oriente e l'Occidente, prima via terra tra l'India nord-occidentale e i possedimenti greci, poi via mare tra i regni dell'India merdionale e l'Impero Romano, incrementò i progressi scientifici. I mercanti navigavano su navi a tre alberi muniti da stabilizzatori, spinte da remi giganteschi. Con lo sviluppo della navigazione si ebbero progressi in astronomia. Inoltre con i nuovi influssi l'India si arricchì della cultura greca e romana.
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