venerdì 22 novembre 2013

L'antico Egitto


I primi insediamenti stabili lungo la valle del fiume Nilo risalgono a circa 6000 anni fa, quando i popoli lì stanziati iniziarono a coltivare la terra fecondata dal fiume e ad attraversare quest'ultimo per fini commerciali. Gli agricoltori egiziani iniziarono a prosperare e fondarono una serie innumerevole di staterelli lungo gli 880 chilometri del corso del fiume, sino a quando un governatore non riuscì ad unificarle, fondando, in tal modo la prima nazione del mondo.


L'Egitto visse per molto tempo in uno splendido isolamento, favorito dalle caratteristiche geografiche del territorio: esso era protetto dal mare, dalle montagne e dal deserto. Ciò favorì il suo sviluppo relativamente tranquillo.

L'Egitto venne riunito nel 3200 a.C circa, quando i re del Sud invasero la parte centrale e settentrionale presso la zona del delta del Nilo. Mene (l'eletto) fondò all'inizio del Delta la città di Menfi, destinata a divenire il centro del governo per tutta la nazione, retta da un solo faraone.

Ogni anno il fertile suolo della valle del Nilo dava un abbondante raccolto di grano e di legumi. Esso bastava per tutto l'anno, tanto che, quando da giugno a settembre, il Nilo inondava il terreno, rendendolo impossibile da irrigare, non si avevano problemi di alimentazione.

I faraoni e i principi utilizzarono l'infinita manodopera inattiva durante il periodo delle alluvioni per la costruzione delle grandi opere pubbliche.

Durante la III dinastia, il faraone Soser (2700-2678) ordinò la costruzione della prima piramide. Nel periodo della V e VI dinastia, i faraoni organizzarono spedizioni nella parte interna dell'Africa alla ricerca di incenso, ebano, avorio, oro e pelli di pantera.

Dai Siriani, al nord, gli egiziani acquistavano il legno di cedro, che veniva impiegato per la costruzione di navi ed edifici.

Nonostante la diffusione di un commercio florido e capillare, l'economia egiziana entrò in crisi a causa dell'enorme costo della costruzione di piramidi, di templi e per le dispendiose offerte religiose. La crisi economica fece emergere alcuni poteri, come quello dei nobili feudatari, che indebolirono quella faraonico. A pagarne le conseguenze fu il potere di Pepi II, il cui regno durò per ben 90 anni.

I governatori delle province divennero sempre più potenti. Ciò favorì l'invasione degli asiatici nel 2300 a.C. circa. Questi si riversarono verso le zone del delta e l'Egitto si divise nuovamente in innumerevoli province separate. Dopo circa 900 anni termina l'Antico Regno.

Il Regno Medio ha inizio verso il 2050 a.C., quando i sovrani dell'XI dinastia unificarono la nazione. I faraoni della XII dinastia Amenemhet e i Sesotri acquisirono così tanto potere da espandere la loro egemonia sino alla Siria nel nord e nella parte più interna dell'Africa.

Il Regno Medio ebbe fine con l'invasione dei bellicosi Hyksos (principi del deserto). Essi riuscirono ad avere la meglio sul potente Egitto grazie all'utilizzo in guerra dei carri trainati da cavalli; i primi veicoli dotati di ruote visti dagli egiziani.

Gli Hyksos si mescolarono perfettamente con gli Egiziani e ne assunsero anche i costumi. Nonostante ciò non vennero mai ben visti e vennero cacciati nel 1570 a.C. da parte dei re di Tebe.

Si ha, quindi, l'ultimo grande periodo dell'antico Egitto: il Nuovo Regno.

I sovrani della XVIII dinastia conquistarono Palestina e Siria. L'esercito, forte di 20.000 persone, venne guidato in Asia da Thutmose III. Questo, verso la fine del suo regno, possedeva il primo più vasto impero dell'antichità. I suoi confini si allargavano dalle montagne del Tauro al nord sino oltre la quarta cateratta del Nilo a sud, estendendosi per circa 2730 chilometri.

La nazione crebbe in prosperità e in commercio sino alla XIX dinastia, quando, con l'insorgere di una serie di conflitti, dall'esito incerto, contro gli Ittiti dell'Asia Minore, iniziò una irreparabile crisi. Più tardi Ramsete III (1189-1157 a.C.) dovette affrontare l'invasione di un popolo sconosciuto che aveva sgominato l'impero degli Ittiti.

Ramsete riuscì non solo a controllare, ma addirittura a vincere.

Verso la fine del XII secolo l'Egitto perse i suoi possedimenti in Asia e l'impero volse inesorabilmente al suo termine.

Si ebbe una ripresa con la XXVI dinastia (663-525 a.C.); nel 525 a.C., però, l'Egitto venne espugnato dal persiano Cambise, il primo di una serie di innumerevoli tiranni.

L'Egitto raggiunse e mantenne un elevato livello di civiltà per circa 3000 anni. Questa stabilità venne favorita dal credo religioso e dalla struttura sociale.

La parte consistente del popolo, diversi milioni di individui, era formata da contadini, che venivano assegnati ai nobili proprietari terrieri o ai templi e che vivevano in piccole case di fango; al contrario dei nobili, che possedevano grandi abitazioni in muratura, con bagni, cortili e vestiboli.

I contadini si occupavano della coltivazione dell'orzo e del frumento; allevavano bestiame, pecore e maiali; producevano lino per la tessitura della tela.

Nei villaggi e nelle città abili artigiani fabbricavano martelli, seghe, trivelli di bronzo e di rame. Si avevano anche carpentieri che costruivano oggetti in legno e gioiellieri che fabbricavano splendidi ornamenti d'oro, di turchese e di corniola. Abili erano anche i tessitori, che lavoravano stuoie preziose e cuscini per la classe dei ricchi. I commercianti esportavano tutti questi prodotti al di là dei confini dell'Impero e venivano protetti da guarnigioni.

La religione veniva gestita da sacerdoti che officiavano il faraone come il dio-re regnante. Il culto esercitava un ruolo fondamentale per l'uomo egizio. Si avevano più di 2000 divinità, che presiedevano ad ogni aspetto della vita dell'uomo. Si avevano deità inerenti la nascita, la morte, la lingua, i numeri, e così via. Le divinità più importanti erano Osiride, dio della morte e Ra, dio del Sole. Entrambi venivano adorati in tutto l'Egitto.

Nell'Antico Regno si aveva la credenza che ogni faraone vivente fosse il figlio di Ra e che ogni faraone morto fosse Osiride.

Gli egizi erano convinti che il benessere del faraone defunto coincidesse con il benessere del paese. Per tale ragione i sacerdoti mummificavano i corpi dei defunti faraoni, che venivano circondati di cibo, vino, pietre preziose e mobili. Tutti questi oggetti venivano seppelliti nelle piramidi insieme al faraone, che se ne sarebbe servito nell'aldilà.

Il faraone veniva considerato il possessore di tutto l'Egitto. In realtà, il territorio erano suddiviso tra molte famiglie, che, dopo la morte, passavano in eredità i “feudi” ai figli. Il tutto era regolato dal cosiddetto “regolamento della casa”, ossia un documento legale. La proprietà veniva trasmessa in linea materna. Prova questa del ruolo importante ricoperto dalla donna egizia all'interno della società.

Ogni faraone esercitava il proprio potere avvalendosi di alti funzionari, ossia da cancellieri e ministri. I principi erano ereditari e amministravano una provincia per mezzo delle loro corti. Le cause più importanti venivano inviate al Gran Kenbet, ossia all'alta corte, situata nella capitale. La tassazione era compito di uno stuolo di funzionari che, incaricati dal faraone, riscuotevano le imposte ai confini dell'impero. Altri, invece, all'interno dell'Egitto esigevano le tasse per l'erario. La tassazione veniva esercitata per mezzo delle merci, e non del denaro, ancora non inventato. Gli agricoltori assolvevano il tributo con il grano. Con esso i faraoni pagavano i loro servi e cibavano il popolo nei periodi di carestia.

Il potere del faraone era assoluto. Nonostante ciò, essi dipendevano dai sacerdoti e dagli scribi, ossia da coloro che, conoscendo la scrittura, la matematica e l'astronomia, mantenevano il regno ad un elevato grado di civiltà. A questa classe sociale si deve l'invenzione del calendario di 365 giorni. Per risolvere il problema di un quarto di giorno ogni anno decisero di aggiungere un anno intero ogni 1460 anni. L'attività didattica veniva esercitata in scuole all'interno dei templi. Qui si imparava a scrivere sui rotoli di papiro. Un rotolo poteva giungere alla lunghezza di 30 metri e riusciva a contenere tanto testo quanto una intera biblioteca di tavolette di argilla. Lo studio era lungo e fatico. Uno scolaro, infatti, per essere in grado di scrivere, leggere e far di conto doveva conoscere alla perfezione centinaia di segni. Chiarificatore della difficoltà del sistema culturale egizio è la matematica. Gli egiziani avevano inventato un sistema di calcolo che permetteva loro di contare sino al milione. Ma era un sistema di enorme astrusità che richiedeva 27 cifre per scrivere il numero 999. La cultura egizia fu per alcuni versi meno evoluta di quella mesopotamica, ma, al contrario di essa, prosperò per molti secoli e resistette alle innumerevoli crisi. Al contrario, la civiltà tra i due fiumi venne colpita da guerre, che ne minarono più aspetti.

Ricordiamo, infine, le divinità più importanti del pantheon egiziano: Ra, dio del Sole dalla testa di falco; Osiride, signore dell'oltretomba; Anubi, dio dei defunti dalla testa di sciacallo; Thoth, scriba dalla testa i Ibis; Seth, dio del male. Osiride, Iside e Ra venivano officiati in tutto l'Egitto.


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