mercoledì 27 novembre 2013

Filosofia ed arte in Grecia


Le conquiste greche in campo scientifico ed umanistico furono di una tale importanza che il mondo contemporaneo non sarebbe così com'è se loro non fossero esistiti. Ciò desta ancora di più meraviglia se si pensa che furono ben pochi in confronto ai milioni di persone che hanno costituito imperi nell'antichità. I Greci furono i fondatori del pensiero scientifico, della medicina, della matematica, dell'arte drammatica, della storia, della poesia lirica e della filosofia. Ciò fu possibile perché essi non furono soverchiati da governanti crudeli e non furono fatti schiavi da altre nazioni. Ciò li mise nella condizione di essere liberi di ricercare e di utilizzare la ragione per indagare le cose della natura. L'organizzazione del sapere unita ad un amore sincero per la conoscenza li portò a compiere delle scoperte mirabili.

Talete di Mileto (640-546 a.C. circa) affermò che ogni cosa della natura ha come principio un'unica sostanza, l'acqua. Nel 400 a.C. Democrito offrì una spiegazione meccanicistica e materialistica della realtà: tutto l'universo era composto da milioni di piccolissimi atomi, fatti dalla medesima sostanza, ma combinati tra loro in maniera diversa in modo tale da formare cose differenti.

I massimi pensatori del mondo greco furono tre: Socrate (470.399 a.C. circa), il discepolo Platone (427-347 a.C) e il discepolo di Platone, Aristotele (384-322 a.C.). essi inventarono il ragionamento logico ed effettuarono ricerche che vertevano su più campi.

La matematica con i Greci assunse un significato del tutto nuovo. Già secoli prima gli Egiziani ed i Babilonesi si erano serviti della matematica per costruire piramidi e per misurare campi. La matematica ebbe, però, una mera applicazione pratica. Con i Greci, invece, essa stessa diventa un modo di pensare.

Tre sono i matematici che si distinsero su tutti: Pitagora (VI secolo a.C.), Euclide (300 a.C. circa) ed Archimede (287-212 a.C.). Essi ricercarono i fondamenti, i principi primi dell'aritmetica e della geometria. Gli Elementi di Euclide fu un testo di così tanta importanza da essere stato per 2000 anni l'opera fondamentale di geometria. La matematica, quindi, venne liberata da applicazioni pratiche e divenne un metodo da applicare all'esperienza per la ricerca e la risoluzione di problemi.

L'applicazione del metodo matematico permise ad Archimede di inventare le vite senza fine, che serviva per sollevare l'acqua; e di scoprire il sistema per trovare il peso specifico dei metalli (ossia il rapporto tra il loro peso e quello di un eguale volume d'acqua). Eratostene (III secolo a.C.) utilizzò le proprie conoscenze geometriche ed astronomiche per determinare le misure della terra, concepita da lui e dai Greci in genere di forma sferica. Il medico Ippocrate (460-377 a.C.) mise da parte la magia e cercò di curare le malattie tramite un metodo basato sull'osservazione del sintomo e sull'analisi della malattia.

I Greci elaborarono un'arte che ha alla base la creazione del concetto di bello così come ancora oggi noi lo intendiamo. Bello è, infatti, ciò che è armonico e proporzionale. Anche l'arte, pertanto, era legata alla matematica e l'opera doveva sottostare a delle precise norme di proporzione. La scultura si andò sempre più ad allontanarsi dalla rigidità delle forme egizie e prese delle connotazioni realistiche. Molteplici erano le figure rappresentate: eroi, soldati, nobili, governanti, ma anche divinità. Queste ultime venivano concepite di forma umana.

I Greci, oltre ad eccellere nella scultura, inventarono arti nuove: la poesia lirica, che raggiunse il massimo sviluppo nel VII secolo a.C.; la storia con Tucidite ed Erotodo (V secolo a.C.) e l'arte drammatica. Tre furono i grandi autori drammatici: Eschilo (525-456 a.C.), Sofocle (496-406 a.C.) ed Euripide (480-406 a.C.).Essi ebbero la capacità di trasformare le antiche processioni religiose in opere drammatiche con parti interpretate da personaggi ben distinti. I critici di oggi classificano tali opere come quelle tragedie migliori.

I Greci, però, non utilizzarono la loro intelligenza per l'invenzione di macchine ed utensili che risparmiassero loro fatica. Ciò per vari motivi. In primis non si aveva bisogno di una tecnologia che limitasse il dispendio di energia fisica. Ciò perché era diffusissima la schiavitù e, quindi, inutile la meccanizzazione. I Greci, inoltre, consideravano il mondo come una falsa copia del mondo vero (concezione platonica). Conseguentemente, l'osservazione basata sull'esperienza era ritenuta inutile. Infine, i Greci utilizzavano lettere invece di numeri, con il risultato di un effettivo limite dell'applicazione pratica della matematica.

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