lunedì 10 marzo 2014

La rivoluzione inglese

Dopo estenuanti lotte dinastiche tra le case regnanti rivali, Enrico VII (1485-1509) riuscì ad insediare al trono la propria famiglia, i Tudor.

Molti furono i nobili che persero la vita in guerra. La Camera dei Comuni, formata da nobili fondiari e mercanti, era la sola che potesse controllare l'operato del monarca e che potesse decidere i tributi da assegnare al re per l'amministrazione dello stato.

Si creò una certa tensione tra il popolo e il monarca con Enrico VIII (1509-1547). Egli, infatti, impose per la prima volta al paese il Protestantesimo. La figlia Maria, invece (1553-1558) cercò di far rivivere il Cattolicesimo. La regina Elisabetta I (1558-1603), invece, fu assertrice di un Protestantesimo moderato. Quest'ultimo trovò il favore di tutti.

Durante il regno di Elisabetta I vi fu un significativo sviluppo economico e culturale. L'arte rifiorì e molti avventurosi capitani conquistarono nuove terre e gloria alla nazione.

Alla fine del regno di Elisabetta I, i Comuni, sempre più potenti, iniziarono a mettere in discussione la supremazia della regina su di essi e sulla Chiesa. Il fermento crebbe sotto Giacomo I Stuart (1603-1625), che affermava che la famiglia Stuart regnava sia sull'Inghilterra che sulla Scozia per “diritto divino”. Ciò significava che essi erano al di sopra di ogni legge umana. Per sua fortuna il paese prosperava in economia e sapere, e, quindi, non aveva necessità di interpellare troppo il Parlamento, ossia la Camera dei Lord e la Camera dei Comuni) per governare le due nazioni. Quando, però, il figlio Carlo I (1625-1649) entrò in guerra contro la Francia e la Germania, dovette convocare il Parlamento nel 1625 per approvare la nuova tassazione per le campagne militari. In questo momento di svelava se l'idea degli Stuart di una monarchia assoluta fosse realmente realizzabile.

I Comuni cercarono di utilizzare il proprio potere al fine di potere tenere sotto controllo il potere monarchico. Essi promisero di dare il denaro necessario per le guerre solo se avesse governato in maniera meno autoritaria. Carlo cedette solo per avere il denaro, ma in seguito non mantenne la parola data. Inoltre, i membri dei Comuni rifiutavano l'autorità del monarca sulla Chiesa e non accettavano il suo potere di nominare i vescovi. Il re giunse all'esasperazione e nel 1642 decise di raccogliere un esercito e muovere contro il Parlamento. Non riuscì, però a catturare i capi.

La guerra ebbe alterne vicende sino a quando l'esercito del Parlamento non venne trasformato da Oliver Cromwell in una milizia bene armata, ben pagata e ben organizzata.

Nel 1645 Carlo I perse la battaglia di Naseby e i suoi sostenitori vennero messi in fugga. Nonostante ciò Carlo I poteva ancora conservare la corona se non si fosse ostinato nelle sue posizioni. Appoggiato dagli alleati scozzesi, continuò la sua battaglia per l'assolutismo. La lotta finì con la totale sconfitta dei monarchici e con la condanna a morte di Carlo I nel 1649. tutta l'Europa rimase atterrita di tale episodio, perché mai nessuno regnante era stato trattato in questo modo.

Il potere passò a Cromwell, uomo implacabile, religioso sino al fanatismo. Divenuto capo, rafforzò la legge, l'ordine e il Puritanesimo. Il suo governo si estese dal 1653 al 1658. le sue forze armate godettero di prestigio e rispetto sia in patria che all'estero. Alla sua morte venne invitato a ritornare in patria il figlio di Carlo I, Carlo II (1660-1685), costretto dopo i disgraziati eventi a riparare in Francia. Egli accettò le forti limitazioni che ne minarono i 20 anni di assolutismo precedenti. Il suo governo fu discreto e fortemente avversario al Puritanesimo.

Il successore di Carlo II, Giacomo II (1685-1688) cercò di riportare il cattolicesimo. La sua scelta risultò infelice e causo nuovamente la lotta tra monarchia e Parlamento.

I Comuni ed i nobili volevano evitare inutili spargimenti di sangue e, a tal fine, offersero la corona alla figlia di Giacomo, Maria, e a suo marito, il principe protestante Guglielmo d'Orange governatore delle Province Unite.

Guglielmo, quindi, giunse in Inghilterra con il proprio esercito. Giacomo II, vedendo che non gli fu opposta alcuna resistenza, andò a riparare in Francia.

Da questo momento in poi divenne chiaro che la monarchia assoluta inglese era giunta al termine e le tasse, l'esercito e gli affari della Chiesa erano sanciti dal Parlamento che agiva in nome del sovrano. Vennero, pertanto, gettate le basi per la Monarchia costituzionale. Nel 1707 la regina Anna (1702-1714), ultima monarca Stuart, unì l'Inghilterra e la Scozia, mediante un accordo comune, in un solo regno, la Gran Bretagna.



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