mercoledì 5 marzo 2014

La civiltà giapponese

Già 7000 anni or sono, all'età della pietra, popolazioni vivevano in Giappone. Non si è, però, certi se essi erano gli antenati degli Ainu, uomini dai capelli biondi e dalla pelle chiara, che ora si trovano solamente nelle isole del settentrione e in Hokkaido. Molto probabilmente gli Ainu si trasferirono al Nord in conseguenza delle invasioni mongoliche in tutto il Giappone meridionale.
Verso il III secolo a.C. circa due gruppi mongoli giunsero in Giappone, uno portò la tecnica edilizia dell'Asia sud-orientale, l'altro, invece, la lingua dell'Asia nord-orientale. Questi si stabilirono nella zona sud-ovest, maggiormente coltivabile, dato che solo 1/5 del territorio giapponese non è roccioso. L'agricoltura di riso veniva fatta con il metodo dell'irrigazione e la pesca con l'aiuto di arnesi di bronzo e di ferro.
Durante i 7 secoli successivi i Giapponesi diedero vita alla propria civiltà, quasi del tutto basata sulla religione Shinto. Il culto shintoistico per gli antenati e per la natura si sviluppò in maniera strettamente legato alla politica. Ciò perché i Giapponesi credevano che gli imperatori discendessero da Amaterasy, la dea del Sole. I primi imperatori furono molto semplicemente dei capi clan. Le cose iniziarono amutare nel V secolo d.C., quando essi con la forza riuscirono ad istituire un potere di tipo feudale in tutto il Giappone meridionale, facendo giungere il proprio esercito oltremare, sino alla Corea. Gli ultimi Giapponesi furono cacciati via dalla Corea nel 663, ma la loro lunga permanenza qui aveva comunque dato dei grandi frutti, perché aprì ai Giapponesi la cultura cinese. Moltissimi Cinesi, Coreani di formazione cinese, vasai, artigiani, tessitori e lavoratori in metallo andarono in Giappone e ne arricchirono l'economia. Al contempo, i scrivani cinesi introdussero la scrittura, con la quale i Giapponesi cominciarono a trascrivere la loro stessa lingua. Anche il Buddismo prese tereno e nel 600 d.C. i monaci buddisti avevano edificato grandi monasteri. I Giapponesi rimasero profondamente e positivamente impressionati dal governo dei T'ang e gli imperatori cominciarono ad imitarne l'organizzazione burocratica, le leggi ed i sistemi di tassazione. Ciò diede al Giappone un forte potere centrale. Nel frattempo, i pittori, gli scultori e gli architetti giapponesi appresero e rielaborarono l'architettura t'ang. 
L'influsso dell'arte cinese continuò ancora per lungo tempo, anche se il governo di tipo cinese crollò nell'858 d.C., quando il potente clan Fujiwara prese il controllo del governo e gli imperatori divennero poco più che marionette. Nel XII secolo le lotte per il potere politico tra clan e imperatori portarono ad una serie di guerre civili e al crollo del governo centrale. Si ebbe una società feudale sempre in conflitto e da cui nacquero una serie di dittatori militari conosciuti come Shogun, “generalissimi”.
Per il breve periodo compreso tra il 1192 – 1333 il Giappone si riorganizzò un un potere centralizzato, anche se gli imperatori governarono nominalmente dalla capitale Kyoto. In realtà il vero potere era nella nuova capitale shokun Kamakura. Nel 1281 improvvisamente la lussuosa vita cittadina degli shogun fu scossa, insieme a tutta la nazione, dalla minaccia dei Mongoli della Cina. Questi tentarono l'invasione dal mare, ma i Giapponesi riuscirono a sconfiggere l'esercito mongolo di 150.000 uomini, aiutati dal maltempo. L'ingente costo del conflitto fece sì che il I shogunato entrasse in crisi. Esso crollò nel 1333 a causa della guerra civile ed il Giappone entrò nel feudalesimo e nell'anarchia per 200 anni. Iniziò l'ultimo grande periodo del Giappone (1600-1868), chiamato Tokugawa, prendendo il nome dallo shogun Tokugawa Ieyasu, che riuscì a riunire tutte le isole del Giappone e diede vita ad una salda amministrazione. Il nuovo pacifico regime portò prosperita alle città di Yedo (Tokyo) fondata da Ieyatsu come capitale, e a Nagasaki, l'unico porto commerciale aperto al mercato d'oltremare.
Il commercio si basava sul denaro, e non più sul riso. I libri furono sempre più raffinati ed elaborati, così come il teatro popolare kabuki e quelli di burattini, soprattutto a Yedo e Osaka. In Thailandia ed in Indonesia vennero fondati delle colonie. I commercianti ed i missionari stranieri erano ben accolti. Ciò sino al XVII secolo, quando il Giappone, temendo l'invasione straniera, chiuse i traffici con l'estero. 

Nessun commento:

Posta un commento