sabato 1 marzo 2014

I primi imperi cinesi

Dal caos politico del IV – III secolo a.C. emerse Ch'in, un potente stato del nord-ovest della Cina centrale. I loro sovrani organizzarono un governo modellato sulla filosofia legalista. Essi abolirono le classi feudali, migliorarono l'agricoltura con la costruzione di canali di irrigazione che portavano l'acqua nelle aride terre del nord-ovest e, una volta riacquistata la potenza politica ed economica, si spinsero alla conquista della Cina civile. Essi riuscirono nell'impresa e nel 221 a.C. il re Ch'in potè fregiarsi del titolo di I imperatore.

Deciso ad unificare i territori conquistati, il I imperatore diede vita ad un potere fortemente centralizzato. Edificò una nuova capitale Hsienyang (Shanhsi) e nominò 36 distretti che andarono a sostituire gli antichi feudi cinesi. Per garantire un totale controllo politico introdusse una severo codice di leggi e bruciò tutti i testi di filosofia che vi si opponevano. Inoltre, unificò il sistema monetario, la scrittura, e pesi e le misure. Il primo imperatore, mentre provvedeva all'unificazione della Cina, si interessò anche alla difesa dei confini dalle incursioni di popolazioni nomade. A tal fine, l'imperatore reclutò milioni di persone e fece ricostruire ed ampliare le fortificazioni di frontiera. Nasce, in tal modo, nel 215 a.C., la Grande Muraglia, un imponente baluardo di 2200 Km. Nonostante questi accorgimenti la dinastia Ch'in durò solo sino al 206 a.C., quando il popolo si rivoltò per le dure leggi e le tasse gravose, rovesciando il figlio del I imperatore. Anche se il governo ebbe vita breve, il I imperatore aveva creato e dato il nome alla nazione che oggi noi chiamiamo Cina, preparando il terreno al capo ribelle Liu Pang, fondatore della dinastia Han, che durerà 4 secoli, anche se con delle interruzioni. Tra gli imperatori Han quello più potente fu Wu-Ti (140-87 a.C.). Egli, per rafforzare il governo, istituì un'amministrazione stipendiata di 20.000 burocrati, che facevano carriera per merito e per efficienza dimostrata. Sotto il suo stabile governo il commercio rifiorì ed incrementò la vendita di sale e di ferro, che divennero di monopolio della nazione. Con il denaro proveniente da questo commerci finanziò una serie di guerre espansionistiche. I suoi eserciti si spinsero a sud-est e distrussero gli antichi imperi mongoloidi di Tocari. A nord-ovest, invece, sconfissero i feroci Unni per poi addentrarsi nell'Asia centrale. Poi, finite le conquiste, i mercanti aprirono la strada alla grande Via della Seta che unisce tutt'ora la Cina con la Persia. Intanto, i colonizzatori cinesi stavano spostandosi ad est in Corea e a sud nel Vietnam. Le avventure belliche furono così dispendiose da far sì che per il breve periodo del 9-23 d.C. si avesse un ministro al potere, Wang Mang, fondatore di una propria dinastia. Le forti tasse e altre misure a danno del popolo favorirono il ritorno della dinastia Han, che regnò per altri 200 anni. La dinastia terminò nel 220 d.C., quando i capi militari obbligarono l'ultimo imperatore ad abdicare. Sorsero così tre diversi regni. La dinastia dei Ch'in e degli Han aveva lasciato alla Cina un notevole progresso economico e culturale. Basta pensare che nel 2 d.C. si aveva una popolazione di 50 milioni. Notevoli furono i progressi in agricoltura e le invenzioni come orologi solari e ad acqua, la fabbricazione della carta, l'utilizzo dell'acqua come forza motrice, l'invenzione della porcellana e del telaio di tessitura.

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