domenica 5 gennaio 2014

Roma alla conquista

Roma si affacciò al Mediterraneo come una potenza aggressiva ed egemone. Ciò la fece entrare in conflitto con i Cartaginesi ed i Greci. Dopo la cacciata di Pirro dall'Italia meridionale, i re di Macedonia, Asia Minore, Siria ed Africa capirono che si dovevano confrontare contro un nuovo nemico. Tra queste potenze, quella che maggiormente si mise in allarme, fu Cartagine, anche perché si trovava in una posizione molto vicina alla Sicilia.
Cartagine venne fondata dai Fenici nell'800 a.C. circa. Essa era diventata una grande potenza commerciale e un porto tre volte più grande di Roma. L'impero commerciale cartaginese abbracciava l'Africa del Nord, parte della Spagna, della Sardegna e della Corsica. Inoltre, da tempo i Cartaginesi avevano cercato di strappare la Sicilia ai coloni greci. Fu proprio in Sicilia che le due potenze, Roma e Cartagine, si scontrarono per la prima volta.
La prima guerra punica scoppiò nel 264 a.C. per la supremazia sulla Sicilia. I Romani si trovarono in svantaggio perché non possedevano navi che potessero essere paragonate a quella della flotta cartaginese. Ciononostante seppero mettere in piedi una flotta grazie alla costruzione di imbarcazioni sul modello di una nave cartaginese naufrata. Nonostante l'inesperienza dei marinari romani, che perdettero molte navi durante le tempeste per la poco dimestichezza in cose marittime, seppero sconfiggere i Cartaginesi in sei delle sette battaglie navali che combatterono contro di essi. Cartagine fu costretta a firmare la resa nel 241 a.C. e la Sicilia divenne la prima provincia romana. In Sicilia vennero inviati dei magistrati per riscuotere l'annuale tributo. Il tipo di governo instaurato in Sicilia divenne il modello per il governo di tutte le successive province romane. Cartagine, a seguito della disfatta, venne costretta a cedere la Sardegna e la Corsiva. Rimase, però, una grande potenza temibile e un nuovo conflitto contro di essa per il controllo del Mediterraneo era inevitabile.

A dirigere l'impresa punica era il grande e valoroso generale Annibale, che, governatore della Spagna, si diresse verso est a capo di un esercito di 40.000 uomini scortati da elefanti. L'esercito del ventinovenne Annibale marciò dalla Spagna sino alla Francia meridionale. Da qui oltrepassò il Rodano, le Alpi e giunse in Italia. Nel tragitto venne perso circa metà dell'esercito, che, però, era ancora un formidabile esercito. Tra il 218-216 a.C. Annibale provò le sue capacità strateghe riportando tre vittorie: sulla Trebbia, al lago Trasimeno e a Canne. Dopo queste vittorie vi furono altri 14 anni di duri scontri. I Cartaginesi non riuscirono a prendere Roma e non ebbero nemmeno l'aiuto della maggio parte degli italici, che essi avevano creduto erroneamente di essere pronti per l'indipendenza. Asdrubale, fratello di Annibale, decide di condurre un esercito attraverso le Alpi. I Romani però riuscirono a fermarlo e ad uccidere Asdrubale. La guerra prese una piega del tutto diversa con il generale romano Publio Cornelio Scipione, il quale, in un primo momento sgominò le basi cartaginesi in Spagna, e poi scese in Africa, dove nel 202 a.C. a Zama, vicino a Cartagine, combatté l'ultima battaglia della seconda guerra punica. Annibale era tornato frettolosamente in Italia, ma Scipione lo sconfisse definitivamente. Cinquantanni più tardi scoppiò la terza guerra punica. Questa volta Roma distrusse crudelmente e per sempre Cartagine. La terza guerra punica si ebbe tra il 149-146 a.C. e diede inizio al dominio di Roma sul Mediterraneo orientale. Quando i Greci chiesero aiuto ai re di Macedonia e di Siria contro la potenza romana, questa li sconfisse e, sia la Macedonia che la Grecia, divennero province romane. Nel 133 a.C. ai domini di Roma si aggiunse il regno di Pergamo, in Asia Minore, lasciato per testamento dal sovrano dopo la morte.

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