martedì 21 gennaio 2014

L'istruzione e la Chiesa


Nel medioevo l'analfabetismo era diffusissimo. L'istruzione coincideva essenzialmente con l'imparare i lavori quotidiani. I contadini insegnavano ai figli come coltivare i campi e come allevare gli animali; i cavalieri mandavano i propri figli presso le famiglie nobili, dove divenivano scudieri e imparavano l'arte della cavalleria. Solo gli ecclesiastici imparavano a leggere e scrivere. E ciò ai fini fondamentalmente ecclesiastici. La Chiesa, infatti, aveva bisogno di gente che sapesse leggere la Bibbia per essere in grado di divulgare il messaggio cristiano. Notevole e importantissima fu l'opera dei monaci, che copiarono a mano i testi greci e latini, formando in tal modo il miglio mezzo di trasmissione del sapere da un luogo ad un altro. La Chiesa, quindi, fu l'unica istituzione a preservare e a diffondere il sapere. Ciò ai fini essenzialmente evangelici. Le persone colte erano i giovani prescelti per divenire monaci, o i membri del clero che avevano in custodia gli archivi e le biblioteche cattedrali. Moltissimi di coloro che venivano indirizzati alla vita monastica provenivano dalle famiglie nobiliari. Spesso i genitori li portavano in monastero quando erano ancora troppo giovani per capire e per potere decidere. Da grandi erano costretti a farsi monaci, anche contro la loro volontà. Ciò provocò delle vere e proprie tragedie personali, senza le quali, però, è dubbio che in Europa sarebbe sopravvissuta la lettura e la scrittura.

Nelle scuole dei monasteri si studiava la Bibbia, gli scritti dei primi Padri della Chiesa e la dottrina episcopale. Inoltre, seguendo l'antica tradizione romana si studiavano le “sette arti liberali”, ossia grammatica, logica, retorica, geometria, aritmetica, musica ed astronomia.

Queste discipline erano organizzate in maniera molto più complessa rispetto ad oggi: la grammatica comprendeva la letteratura; la retorica includeva legge, prosa e composizione in versi; la geometria comprendeva la geografia, la storia nturale e lo studio delle erbe medicinali; la musica ero lo studio del canto fermo; l'astronomia si mescolava all'astrologia.

Le opere dei filosofi greci come Aristotele erano andate perse; gli ecclesiastici, però, studiavano il pensatore cristiano Boezio (480 – 524), la cui opera fondamentale era il “De consolatione philosophiae”, che riassumeva le dottrine etiche antiche. I maestri cristiani ritenevano che lo studio di argomenti non religiosi erano da fare se aiutavano la comprensione della Bibbia. Le scuole furono severe e gli scolari spesso e volentieri venivano picchiati. Sant'Agostino (354 – 430) affermava che ogni persona di buon senso avrebbe preferito morire piuttosto che tornare a scuola. Nonostante ciò, queste istituzioni permisero di tramandare il sapere laico antico. In tal modo, verso l'anno 1000, quando finirono le invasioni e le comunicazioni tra i centri divennero più agevoli, l'istruzione uscì dalle mura monastiche e si aprì ad un sempre maggiore numero di barbari, già convertiti al Cristianesimo, che ne poterono cogliere i frutti. La cultura iniziò a diffondersi sempre più e non mancarono nemmeno i grandi pensatori. Uno tra tutti il Santo Anselmo, arcivescovo di Canterbury (1093), che maturò una serie di concezioni innovative rispetto all'antico pensiero greco – latino. In seguito, le scuole si diffusero anche al di fuori dei centri religiosi e nacquero le prime università e scuole laiche.

L'Impero Bizantino e l'Islamismo

La scomparsa dell'Impero Romano d'Occidente significò la scomparsa di una istituzione che aveva racchiuso in una sola civiltà un territorio mostruosamente esteso ed abitato da innumerevoli popoli diversi. Soltanto centinaia di anni dopo si sarebbero create altre civiltà in Europa. Durante questi secoli due altre civiltà avevano raggiunto il loro massimo grado di austerità e di sviluppo. Entrambe erano stanziate ai confini d'Europa.

L'una era di religione cristiana e si sviluppò intorno a Bisanzio; l'altra, invece, è quella musulmana e ha come suo centro nevralgico il mondo greco.

Nei paesi ad Est dell'Italia continuò a svilupparsi il cosiddetto Impero Romano d'Oriente o Impero Bizantino. La sua importanza storica fu notevole, se si tiene conto che furono i bizantini a fermare l'espansione araba e quella turca; e furono sempre loro a conservare gli antichi testi della cultura greca, che nell'Europa medievale erano andati totalmente persi e dimenticati. A Bisanzio, inoltre, molte nazioni moderne iniziarono ad affacciarsi alla storia. Nella parte sud – est di Bisanzio gli Arabi nomadi fondarono a partire del VII secolo d.C. il loro impero, che ad un certo punto divenne il più esteso del mondo. Esso sviluppò un floridissimo commercio ed una elevatissima cultura. Questa stranamente ebbe come maggiori esponenti genti di stirpe non araba. Il loro sviluppo è dovuto essenzialmente alla fondazione dell'Islamismo ad opera di Maometto. Tale credo è tutt'ora esistente, nonostante il fatto che dell'antico impero non è rimasto più nulla, e costituisce una delle religioni più diffuse al mondo.


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