sabato 15 settembre 2012

Jean Francois Lyotard


Una comprensione adeguata del pensiero filosofico degli ultimi decenni è possibile soltanto se si mette in evidenza un'atmosfera culturale che prende il nome di “postmoderno”.
Con tale termine non si intende né un movimento né una scuola, bensì una tendenza, la cui classificazione cronologica e concettuale presenta molteplici difficoltà.
In maniera generale possiamo distinguere due diversi significati del termine postmoderno.
Il primo ha come termine di riferimento l'età moderna e ha come sua massima espressione l'illuminismo. Il secondo, invece, trova origine all'interno del contesto letterario degli anni trenta. A partire dagli anni settanta, però, il dibattito prende maggiore consistenza ed inizia ad interessare in maniera vistosa la filosofia.
Questo dibattito ha genesi nella cultura anglosassone e si collega in maniera particolare alla critica letteraria ed artistica degli Stati Uniti d'America. Bisogna comunque sottolineare il fatto che l'influenza e la diffusione delle tematiche filosofiche hanno portato ad un nuovo quadro filosofico internazionale secondo cui non si può più parlare in maniera schematica. Ed infatti, mentre originariamente l'ontologia ermeneutica appariva come un prodotto esclusivamente tedesco, lo strutturalismo come un prodotto di quello francese e la filosofia analitica come un prodotto di quello inglese; ora si ha uno scambio tra le diverse aree culturali, con il risultato di un processo di fecondazione tra il pensiero filosofico dell'una e dell'altra sponda dell'atlantico.
Risultato di ciò è la diffusione negli Stati Uniti della fenomenologia husserliana, dell'ontologia heideggeriana, dell'ermeneutica gadameriana e del poststrutturalismo derridiano.
La caratteristica peculiare del postmoderno è il rifiuto delle grandi concezioni e costruzioni sistematiche che presuppongono un procedimento dialettico logico ed esaustivo, in sostituzione di una concezione frammentaria e prospettica del sapere.
La filosofia stessa viene accostata più alla letteratura, ad una forma di arte, che non a schemi di stampo logico e scientifico.
La critica di Heidegger verso un sapere che culmina in ultima istanza nella metafisica e, in special modo, nelle grandi costruzioni speculative dell'idealismo tedesco, a cui neppure Nietzche ha saputo del tutto rinunciarvi, può essere interpretata come la conferma della fine di un certo tipo di filosofia e di un certo tipo di civiltà.
Quando si parla di civiltà lo si fa in maniera totale, in quanto la frammentarietà del sapere e la rottura degli schemi tradizionali valoriali interessano tutti i campi della vita dell'uomo.
Il postmoderno non deve essere inteso come un rovesciamento dialettico del moderno, perché in tal caso rientrerebbe nuovamente nell'orbita della razionalità tradizionale ed hegeliana, bensì come un vero e proprio collasso della storicità che coinvolge l'uomo e tutti i suoi presunti valori e fondamenti.
In tale contesto si inserisce Jean Francois Lyotard (1924 – 1998) con il suo volume La condizione postmoderna, del 1979.
Tale volume non è un trattato filosofico nel senso stretto, bensì una relazione scritta per il governo Quebec. Il problema del postmoderno viene analizzato in considerazione del mutamento di un sapere che è cambiato sin dalle radici nelle istituzioni che l'hanno promosso, a partire dall'università.
La colonna portante del testo è la considerazione che il sapere moderno, anche quello scientifico, ha cercato di legittimare se stesso mediante dei grandi racconti, che ha trovato massima espressione nell'illuminismo rivoluzionario e nell'inquadramento entro un sapere speculativo che si è espresso nella filosofia classica tedesca.
La caduta della modernità coincide con la perdita di validità e di credibilità delle grandi costruzioni filosofiche, dei cosiddetti “grandi racconti”. Ciò ha comportato la nascita di modelli completamente diversi di sapere.
Alla coerenza logica, intesa nell'antica maniera della filosofia classica, viene contrapposta la “paralogia”. Paralogia che ha il compito ben specifico di contrastare la coerenza logica stessa e di dispiegarsi nelle direzioni più diverse. Il riconoscimento della funzione della paralogia porta all'affermazione della validità della frammentarietà. Frammentarietà che ha portato ad una trasformazione dell'ideale del sapere e della sua trasmissione.
Un ruolo importante in tal senso ha avuto la sempre più crescente diffusione dell'informatica che ha abbattuto la concezione tradizionale di trasmissione del sapere in maniera individuale per privilegiare, invece, l'uso di “banche dati”. Esse costituiscono la nuova enciclopedia, il cui uso va molto al di là di qualsiasi loro utilizzazione singola.
Importante nello sviluppo del pensiero di Lyotard e la rilettura della Critica del giudizio di Kant. Tale rilettura lo porta ad effettuare una distinzione ben precisa tra giudizio determinato e giudizio riflettente.
Il primo viene considerato come il modello dei procedimenti tecnologici anonimi e ripetitivi. Ed infatti subordina il particolare all'universale. Il secondo, invece, muove dal particolare alla ricerca di un universale che non potrà mai possedere contenutisticamente, se non solo in maniera formale, ossia come accordo o disaccordo di facoltà.
Il giudizio riflettente estetico si articola nel bello e nel sublime. Questa distinzione è essenziale per cogliere le affinità tra la politica e l'arte. Ed infatti, il bello è la ricerca dell'armonia, delle proporzioni tra le parti, della simmetria e dell'equilibrio, mentre il sublime, legato al concetto di infinito, di smisurato e di grandezza indicibile, presuppone un contrasto tra le facoltà che, pur non potendo mai essere sanato, può essere elaborato in maniera critica. Ciò perché una delle sue facoltà in gioco è proprio la ragione, e in particolare la ragion pratica. Per tale motivo, il sublime può consentire una sorta di progresso nell'estetica, nell'educazione morale e nell'educazione politica. Bisogna, però, mettere in evidenza che il progresso non riguarda solo il sapere e la tecnica, ma anche la sensibilità.
In tal senso Lyotard polemizza contro coloro che insistono sulla centralità del consenso fondato sulla comunicazione di tipo argomentativo. Ciò che conta è, invece, quello che accade quando si ha a che fare con frasi che sono sentimenti, ossia la ricettività della ragione nel suo conflitto con la sensibilità, ovvero quel dissenso che è il solo consenso di cui dobbiamo preoccuparci.

Nessun commento:

Posta un commento