Il pensiero
aristotelico visse un periodo di declino dalla morte dello stagirita
sino all'inizio dell'era cristiana. Il successore al Liceo, dopo la
morte di Aristotele, fu Teofrasto, che resse la scuola dal 323 a.C.
al 284 a.C. Teofrasto fu un uomo di vastissima cultura e di fertili
innovazioni nel campo della ricerca scientifica; non riuscì, però,
a fare conoscere e a diffondere il nucleo centrale del pensiero del
maestro. I discepoli di Aristotele, inoltre, non riuscirono ad
intendere correttamente le dottrine filosofiche peripatetiche e molti
di questi scolari elaborarono concezioni materialistiche di stampo
presocratico. Con la morte di Teofrasto, si ebbe come successore al
Liceo Stratone di Lampsaco ( dal 284 a.C. al 270 a.C.). Questi operò
la rottura più clamorosa con i dettami originali del circolo
peripatetico. L'aristotelismo, quindi, viveva l'inizio del suo
declino e del suo oblio. Quest'ultimo venne favorito dal fatto che
Teofrasto, alla sua morte, lasciò gli edifici del Peribato alla
scuola, ma diede la biblioteca con tutte le opere non pubblicate di
Aristotele a Neleo di Scepsi. Questi trasferì la biblioteca in Asia
Minore e la lasciò agli eredi. Essi nascosero i libri in una
cantina, per evitare che cadessero nelle mani del re Attalidi, che
stava facendo costruire una biblioteca a Pergamo. I libri di
Aristotele rimasero dimenticati in questo luogo finché un certo
Apellicone, bibliofilo, non li acquistò per trasferirli nuovamente
ad Atene. Dopo la morte di Apellicone, i testi vennero confiscati
nell'86 a.C. da Silla, che li fece trasportare a Roma per affidarli
al grammatico Tirannione, con il compito di trascriverli.
La scuola
aristotelica, privata dagli scritti esoterici, che contenevano il
pensiero più autentico dello Stagirita, entrò in una profonda
crisi. Si fecero, pertanto, spazio altre filosofie, come quella
epicurea, stoica e scettica.
Tirannione cercò di
sistemare ed ordinare le opere aristoteliche, ma non riuscì a finire
l'opera. Nel frattempo, iniziarono a circolare a Roma alcune opere di
Aristotele. Si trattava, però, di testi mal tradotti, con molte
imprecisioni, a tratti incomprensibili, frutto più di un intento
remunerativo che culturale e filosofico.
L'opera di
sistemazione si ebbe con Andronico di Rodi. Nel fare ciò, egli compì
il primo passo per la rinascita del pensiero aristotelico.
Andronico raggruppò
le opere di Aristotele per argomenti, unì i trattati più brevi con
altri riguardanti le stesse indagini, diede nuovi titoli ed organizzò
i libri di logica in un solo corpus. Alla stessa maniera procedette
con quei testi riguardanti argomenti di fisica, di metafisica, di
politica, di estetica e di retorica.
La sistemazione di
Andronico rimase invariata sino ai giorni nostri.
Le opere esoteriche,
al contrario delle essoteriche, erano destinate agli allievi del
Liceo. Per tale motivo erano molto complesse. Per facilitarne la
lettura, si iniziarono a compilare dei commentari, che spiegavano
passo per passo ogni frase del testo.
Andronico, Boeto di
Sidone, Nicola di Damasco e Senarco di Seleucia (operanti tutti nel I
secolo a.C.) prepararono monografie, parafrasi e sintesi delle opere
dello stagirita.
I commentari si
diffusero durante i primi tre secoli dell'era cristiana, e divennero
il genere letterario indispensabile per leggere ed intendere il
pensiero di Aristotele. Tra i più celebri commentatori sono da
ricordare Ermino, Adrasto di Afrodisia, Aspasio , Alessandro di Ege
e, il più eminente, Alessandro di Afrodisia.
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