martedì 12 giugno 2012

George Berkeley


George Berkeley (1685-1753) nel 1709 pubblica il Saggio su nuova teoria della visione, nel 1710 il Trattato sui principi della conoscenza umana e il Dialoghi tra Hylas e Filonous. Nel 1721 scrive il De Motu e nel 1732 l’Alcifrone, quindi la Siris e, infine, gli appunti giovanili dal titolo Commonplace Book.
Il Trattato sui principi della conoscenza umana sorge con lo scopo di combattere l’irreligiosità e l’ateismo. A tal fine Berkeley abbatte la credenza nell’esistenza di una sostanza materiale. Da ciò nasce la sua filosofia che nega l’esistenza di un qualcosa di opposto e estraneo allo spirito e da esso indipendente. Berkeley afferma che tutta la nostra conoscenza è data da idee. Tali idee si formano grazie alla percezione sensibile e alla elaborazione delle facoltà interne. Facoltà interne formate dalla memoria e dall’immaginazione. In seguito alla percezione di varie idee (per esempio rami, radici, tronco, frutti) noi diamo un nome all’oggetto designato, per esempio albero. Gli oggetti non sono altro che idee o collezioni di idee percepite da uno spirito o mente. Appare quindi evidente che così come le idee esistono in quanto sono nella nostra mente, cioè in quanto sono percepiti, allo stesso modo gli oggetti esistono in quanto sono percepiti. Pertanto le idee esistono solo in noi, nella nostra mente o spirito, e non fuori di essa: la mente non può uscire dalle proprie percezioni, tutto ciò che conosciamo, lo conosciamo come idea. Non si può pertanto, parlare di una realtà indipendente dallo spirito, in quanto la realtà è sempre recepita come idea. L’esistenza del reale nasce da un arbitrario passaggio dall’idea di un oggetto all’affermazione della sua esistenza fuori di noi. Per Berkeley non si può nemmeno operare una distinzione tra qualità primarie e qualità secondarie, nel senso che le qualità primarie (movimento ed estensione) non sono, come si pretendeva, realtà oggettive, ma sono come le qualità secondarie (colori, sapori, odori ecc.) frutto della percezione sensibili e idee nella mente come tutte le altre. Nel Saggio su di una nuova teoria della visione Berkeley rifiuta anche il concetto newtoniano di spazio assoluto, indipendente cioè dai suoi attributi. La critica alle qualità primarie e l’annullamento della distinzione con le secondarie porta Berkeley a sostenere che gli oggetti esistono in quanto percepiti e conosciuti dalla mente; pertanto, la sostanza materiale come un qualcosa di oggettivo e indipendente dall’idea presente nel soggetto non esiste. Questo è quello che si è detto immaterialismo berkeliano. Inoltre, Berkeley nega gli universali, in quanto noi abbiamo sempre idee di cose particolari, anche se poi facciamo un uso generale di quelle idee e del loro nome. Negata la materia non rimane altra sostanza che lo spirito. Ogni spirito è un essere semplice, indiviso, attivo, soggetto alle percezioni e viene chiamato intelletto in quanto percepisce le idee, volontà in quanto opera su di esse. Ciò, tuttavia, non significa cadere nel soggettivismo in quanto molti soggetti percepiscono gli stessi oggetti o idee e in questo loro percepire essi non sono attivi. Questa passività, per cui se apro gli occhi ed è giorno vedo necessariamente la luce, non ci autorizza comunque ad ammettere l’esistenza degli oggetti materiali fuori dall’essere in quanto la mente non esce mai fuori di sé. Inoltre, la materia è per definizione inerte. La presenza delle idee in noi non ha dunque la causa adeguata nella materia, ma in un altro spirito, cioè in un principio attivo, capace di creare le idee e imprimerle in noi. Dio quindi, Principe Sovrano, crea le idee e le imprime in noi, non con capriccio, ma con regolarità e connessione. Questa regolarità è la legge di natura. Quindi la scienza è sempre possibile, anzi è ancora più valida di quella materiale, una volta infatti liberateci da essa, la scienza diviene descrizione della successione delle idee secondo la regolarità voluta da Dio, quasi il ritrovamento della grammatica e della sintassi del linguaggio divino.

2 commenti:

  1. Ciao. Ho letto questo tuo articolo proprio oggi, giorno in cui ricorre l'anniversario di Berkeley. Ho postato il tuo articolo sul mio blog. Piacere, comunque, di fare le tue conoscenze.

    RispondiElimina