venerdì 21 febbraio 2014

L'India ariana

 Circa 4000 anni or sono popolazioni indoeuropee di pelle chiara che si definivano “ari”, ossia nobili, iniziarono ad emigrare verso il sud-est dell'Asia centrale. Gli Ari nel 1200 a.C. avevano distrutto la civiltà della Valle dell'Indo e fatto schiavi i suoi fondatori, i Dravidi di pelle scura. Fatto ciò gli Ariani si espansero verso le foreste tropicali e subtropicali del continente indiano. Questa era una vasta regione che confinava a nord con una catena di montagne lunga 2600 km, e a sud-est e sud-ovest col mare per 5500 km di costa.
Gli Ariani furono compresi da tre diverse importanti regioni naturali:
1. A Nord le pianure alluvionali dell'Indo e del Gange;
2. Al centro il tavolato del Decan;
3. A sud la penisola.
Gli invasori, che usavano arnesi di bronzo, occuparono le fertili pianure del nord e qui fondarono la futura civiltà di tutta l'India. Gli Ariani vivevano in tribù separate, dedite alla coltivazione del grano e al pascolo di cavalli e bestiame. La limitatezza dei pascoli fece nascere delle lotte tra le tribù. Queste guerre vennero prima tramandate oralmente, e poi messe per iscritto in una serie di inni, raccolti verso l'anno 1000 a.C. sotto il titolo di Rig-Veda.
Il Rig-Veda ci offre un quadro abbastanza chiaro della vita tribale dell'antica India: ogni gruppo sottostava al comando di un capo guerriero scelto dal popolo; poi si avevano i sacerdoti, che officiavano il culto a diversi gruppi di divinità: Dyaus (padre degli dei e dio del cielo), Varuna (dio del mare), Surya (dio del Sole), Indra (dio della pioggia) ed Agni (dio del fuoco). Il popolo era dedito all'agricoltura, al commercio e alla pastorizia. Molta della maggior parte della storia  indiana ci rimane sconosciuta. Verso il IV secolo a.C. gli Ariani dell'India settentrionale avevano fondato 12 tribù, al cui potere si aveva la classe sacerdotale. Sotto il nuovo regime i quattro gruppi sociali: i brahmani (sacerdoti), gli ksatriya (guerrieri), i vaisya (commercianti), i sudra (mandriani ed agricoltori) si irrigidirono in una gerarchia di quattro caste, i cui membri non potevano sposarsi coi membri di un'altra casta o cambiare occupazione. Il divieto religioso di matrimonio tra appartenenti a caste diverse e il disprezzo verso i Dravida, che compivano lavori umili, portò alla nascita di una quinta classe sociale, quelli dei senza casta o paria.
La maggior parte di queste conoscenze ci viene dalle Upanisad o “dottrina arcana”, la prima delle quali venne scritta tra il 600-300 a.C. Esse insegnavano che l'uomo muore e rinasce continuamente in forme più alte o più basse di vita a causa della legge del Karman, che è l'inevitabile conseguenza delle azioni precedenti.
La maggior parte degli Ariani accettava il credo del Brahmanesimo; altri, però, avvertivano il fatto che alcuni suoi dogmi lasciavano insoluti grandi problemi morali e filosofici. Tra i dubbiosi si aveva il grande Siddharta Gautama. Questi nel 560 a.C. circa iniziò a meditare sulla causa dell'infelicità umana. Egli era un principe dell'India settentrionale e la meditazione lo porta a scoprire che il dolore nasce dall'egoistico desiderio di possedere molte cose, dalla ricchezza fino all'immortalità, e, quindi, affermò che l'uomo può trovare la felicità solo mediante la rinunzia. Siddharta Gautama afferma che l'uomo libero dall'ostacolo dell'ambizione può far sì che il suo “io” umano possa raggiungere il “grande io” dell'universo. Questa nuova religione si presentava dottrinalmente in maniera molto semplice. Non si aveva il credo verso dei invisibili, verso complicati rituali e non si aveva un rigido sistema di casta. Ciò fece sì che la gente aderisse alla filosofia di Siddharta, i cui seguaci lo chiamarono “Buddha”, ossia l'illuminato. Il Buddhismo nasce come setta eretica, ma grazie ai discepoli, ebbe larga diffusione, divenendo una delle maggiori religioni. I brahmani odiavano questa religione perché pensavano che potesse scalfire il loro potere, perché sembrava che minacciasse il sistema delle caste. 

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